martedì 21 settembre 2010

Vendola: parliamo dei precari e non di schemi artificiali

“Democratici, puzzle senza futuro è chiaro che Berlusconi brinda” Vendola: parliamo dei precari e non di schemi artificiali
Faccio una proposta riformista: nel prossimo governo di centrosinistra assoluta parità di genere, ministri uomini e donne in egual misura  Appare oggi sul quotidiano La Repubblica, la seguente intervista al portavoce nazionale di Sinistra Ecologia Liberta’, Nichi Vendola:
ROMA – «Il centrosinistra puzza di naftalina, ha bisogno di prendere aria. E´ questo, alla fin fine, il mio programma, ciò che mi propongo. Perciò, chiedo scusa ai sofisti e ai sapienti della politica se non mi capiscono: la colpa è senz´ altro mia».
Falsa modestia, governatore Nichi Vendola?
«Non sono un grande esperto di politica, come è noto… Sarà per questo che non riesco proprio a capire la natura dello scontro tra Bersani e Veltroni, è preoccupante la disputa fra le persone quando non è chiara la sostanza politica del contendere».
Sta dicendo che lo scontro fra segretario ed ex segretario del Pd è tutto personale?
«Il riverbero di antiche contese di certo c´è. Ma, ripeto, io non ho strumenti, non lo capisco. Tutte le posizioni in campo “alludono” alla realtà e non ai problemi reali».
Ma la polemica fra Bersani e Veltroni sulle alleanze riguarda proprio il rapporto con la sinistra.
«Alleiamoci con i precari della scuola, allora. O parliamo della casa, del lavoro, della scuola. Delle donne. Lancio una proposta riformista: nel prossimo governo di centrosinistra assoluta parità di genere, ministri uomini e donne in egual misura».
Vendola non dovrebbe ritrovarsi può vicino al Nuovo Ulivo del segretario pd che al partito a vocazione maggioritaria di Veltroni, che taglia fuori la sinistra radicale?
«Sono schemi artificiali. Io voglio poter discutere delle cose vere, entrare nel merito. Il centrosinistra non ha capito quanto profonda sia la crisi della società, la sua offerta di cambiamento è apparsa agli italiani confusa e non percepibile. Una cultura conservativa, subalterna spesso al berlusconismo, con l´autoriproduzione dei propri ceti dirigenti».
Intanto Berlusconi brinda alle spaccature in casa pd.
«Se Berlusconi brinda è perché il Pd appare come un puzzle in cui ogni pezzo va per conto suo. C´è perfino qualcuno che flirta con Tremonti, scambiandolo per la medicina anziché per la malattia. Io lavoro perchè in quel puzzle entri il pezzo che manca, la visione dell´Italia del futuro. Nel mosaico di quest´Italia del frammento è il tassello del cambiamento che risulta assente. E a me, di politica, allora piuttosto piace discutere con Carlo Petrini, Gino Strada, la Boldrini e don Ciotti, Lorella Zanardo».
Vendola punta a fare a pezzi il Pd per ricostruire la sinistra, senza alcun interesse per il governo e la sconfitta di Berlusconi?
«Io, e lo dico rispondendo alle dure critiche che mi ha rivolto Eugenio Scalfari, ho sempre puntato a vincere la corsa per il governo regionale. E ho sempre vinto in Puglia. Sia con la destra unita nel 2005, sia nel 2010 con la destra divisa. Anche se mi è toccato sconfiggere il centrosinistra, alle primarie, prima ancora che il centrodestra. La sinistra non è impedimento per la vittoria del centrosinistra. Non è vero che si vince al centro. Al contrario, la sinistra è decisiva per la vittoria, a condizione che la smetta di aver paura del proprio popolo».
Punta quindi a rimettere in piedi la sinistra?
«Certo, ma io ormai faccio fatica ad appassionarmi alla contesa fra riformisti e radicali, a ragionare ancora in termini di massimalisti e moderati. Sono etichette che non contano più».
Ma alle primarie si presenterà sottoscrivendo prima un programma comune con Pd e alleati, come le chiedono la Bindi e Di Pietro?
«Di programma io ricordo quello in trecento pagine, nel 2008, partorito da un gruppo di superesperti chiuso in una stanza. Un´esperienza fallimentare. Il programma può essere l´affannosa ricerca di un minimo comune denominatore in un´alleanza. Oppure un grande processo democratico, alla ricerca del vocabolario, delle parole-chiave del popolo del centrosinistra. E´ dentro le primarie stesse che si costruisce il programma. E poi prima ci hanno spiegato che bisognava partire dalle alleanze, per primarie veramente democratiche. Ora che l´obiezione è smontata, ecco che si sposta il tiro: serve il programma, se no i gazebo non valgono. Mi aspetto presto il dietrofront. Ma non sarà che si sta cercando di affossare la candidatura di qualcuno?».
da Repubblica