giovedì 20 ottobre 2011

Alessandria non è sicura dalle alluvioni, la denuncia di SEL

"Sinistra Ecologia Libertà di Alessandria ancora una volta deve riprendere alcuni dei punti riguardanti la sicurezza idraulica della città di Alessandria, problema notoriamente spinoso e da affrontare in modo esclusivamente scientifico.

La particolare situazione che sta vivendo il bacino del Tanaro in questo periodo ci induce, infatti, a richiedere in modo pressante e senza ulteriori dilazioni gli interventi in alveo previsti ed in primo luogo la realizzazione di aree di laminazione secondo le indicazioni dell'ingegneria naturalistica, oltre che della scienza idraulica.

Nell'ordine, volendo ricordare i principali problemi nello specifico:
- la non-soluzione dell'abbatimento del ponte Cittadella,
- la mancata comunicazione dei risultati effettivi del modello a fondo variabile costruito a Boretto - Reggio Emilia,
- la reiterata indisponibilità al confronto sui dati con esperti, come il prof D'Alpaos, che da decenni segnalano l'approssimazione dell'approccio tecnico con conseguenze prevedibilmente devastanti,
- l'incapacità politica dell'Amministrazione Comunale dimostrata in più occasioni e culminata nella sostanziale accettazione di interventi di risulta sul solo tratto cittadino che non daranno sicurezza
- la discutibile decisione di affidare un'opera qualificante come il ponte Cittadella a chi non ha mai progettato ponti, portata avanti nonostante tutti gli inviti alla riflessione (con conseguente affrettato abbattimento dello storico ponte)
- la non chiarita questione dei fondi a disposizione e delle spese previste per il nuovo ponte Meier (già alla ragguardevole cifra di circa quattro milioni di denaro pubblico, comprendendo modello idraulico, abbattimento ponte e rotonde varie)

Tali condizioni insostenibili ci portano a richiedere con forza un ripensamento sulla faraonica spesa per il nuovo ponte in cemento e ferro, di cui non sono ancora noti progetti esecutivi e costi complessivi globali. Richiediamo, inoltre, di considerare nel modo più responsabile possibile l'alternativa di una passerella ciclopedonale, data la già sufficiente presenza di collegamenti viabili da questa parte della città in direzione Asti.

Ricordiamoci che in Alessandria è stato perpetrato uno scempio che molti fanno finta di non vedere ma, come sa bene la popolazione alluvionata, non è con i palliativi dei ponti e degli argini costruiti al risparmio (se non addirittura assenti) che si arriverà ad una vera sicurezza dai fenomeni alluvionali.

Ricordiamoci, infine, che se la sicurezza assoluta al cento per cento è impossibile, ci si puo' avvicinare molto a questa cifra, ma non certo lasciando il territorio in mano alla speculazione e all'utilizzo agricolo intensivo, sperando nella buona stella (e spendendo i soldi in opere di sola immagine e, a volte, di discutibile valore artistico).

lunedì 19 settembre 2011

"MERCOLEDÌ POMERIGGIO LA NOSTRA SEDE E' APERTA AI CITTADINI PER IL REFERENDUM NO PORCELLUM "

Sabato scorso c'era la fila per firmare, in Alessandria e in diversi centri zona della Provincia, al referendum per abrogare la legge elettorale "porcata".  Moltissimi cittadini sono consapevoli che seppure non perfetto, questo referendum è l'unico strumento a disposizione per costringere questo parlamento di nominati a cambiare la legge elettorale.

Sinistra Ecologia Libertà
di Alessandria terrà aperta pertanto la sede mercoledì pomeriggio, 21 settembre, dalle 16.30, per continuare la raccolta firme e fornire una possibilità in più di firmare a chi non ne ha ancora avuta l'occasione.

La nostra sede è in Via Tripoli 5b (nei pressi di Via Dante). Sabato mattina, 24 settembre, saremo presenti di nuovo in piazza per la giornata conclusiva.

Le primarie del centrosinistra, i documenti ufficiali

Il "patto per le primarie" del centrosinistra alessandrino: il preambolo politico sottoscritto da PD, SEL, IDV, Moderati, Federazione della Sinistra

Regolamento per la presentazione delle candidature e lo svolgimento delle PRIMARIE PER IL CANDIDATO A SINDACO DEL CENTROSINISTRA

mercoledì 7 settembre 2011

incontro con CARLO LEONI

venerdì 9 settembre alle ore 17.30 -
presso la federazione provinciale di SEL in Via Tripoli 5/B ad Alessandria

LA QUESTIONE MORALE E IL MODELLO DI SVILUPPO - Legalità e contrasto dell'infiltrazione mafiosa nell'economia e nelle istituzioni.

ne discutiamo con:

l'on. CARLO LEONI

responsabile nazionale giustizia di Sinistra Ecologia Libertà


"Occorre una rigenerazione profonda dei gruppi dirigenti del paese, anche del centrosinistra, e dei loro indirizzi culturali e politici". Indirizzi arretrati legati a uno "sviluppismo" senza sviluppo basato sul cemento che porta poi inevitabilmente all'illegalità, al degrado del territorio e alla contaminazione dei ceti dirigenti con la criminalità organizzata. Così ha detto recentemente e senza giri di parole Stefano Boeri, assessore alla cultura del Comune di Milano, in seguito ai clamorosi e drammatici sviluppi delle vicende giudiziarie legate al Comune di Sesto San Giovanni, che coinvolgono al nord pezzi importanti di ceto politico, e inoltre che "occorre aprire una discussione che metta al centro il rapporto tra politica, sviluppo del territorio ed economia".

E anche in Alessandria, dopo l'arresto del consigliere comunale del Pdl Caridi (presidente della commissione politiche territoriali!) e di 18 altre persone, legati all'inchiesta guidata da Gian Carlo Caselli sulle infiltrazioni della 'ndragheta nel basso Piemonte, occorre chiamare i cittadini a discutere e riflettere per costruire insieme quelle buone pratiche che solo attraverso il coinvolgimento e la partecipazione alle decisioni "dal basso" possono garantire una vera ed effettiva legalità e trasparenza e contrastare così le dinamiche di infiltrazione legate alla criminalità organizzata anche sul nostro territorio, niente affatto "isola felice" e al riparo dalle mire delle mafie, con classi dirigenti pericolosamente inadeguate o prive di conoscenze e strumenti concreti di governo e impreparate ad affrontare una situazione di rischio crescente accentuato dalla gravità della situazione sociale e della crisi economica.


Sinistra Ecologia Libertà - Alessandria

giovedì 1 settembre 2011

lunedì 29 agosto 2011

giovedì 1 settembre - IL "CASO TEATRO"

CULTURA IN ALESSANDRIA - IL CASO TEATRO
chiuso per amianto... ma non solo!

giovedì 1 settembre alle ore 21.00
Circoscrizione Europista - Via Wagner ang. C.so XX Settembre, Alessandria
INCONTRO PUBBLICO ORGANIZZATO DA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'

Relatore dott. FRANCO FERRARI già Direttore del Teatro Comunale Alessandrino

Introduce Pier Luigi Cavalchini - responsabile forum Cultura SEL Alessandria

Poche e mal presentate le occasioni culturali di qualità in Alessandria. un sistema museale perennemente in costruzione, poca programmazione e scarso coordinamento fra i vari punti di vista e le raccolte (quelle visibili almeno). Un Museo Civico chiusa da almeno trent’anni, solo parzialmente sostituito da proposte limitate, anche se interessanti.
Il Teatro Comunale Alessandrino, importante punto di riferimento per decenni della vita culturale locale è l’ultimo a pagare un degrado a cui pochi, purtroppo, sembrano far caso. Le vicende che hanno portato alla chiusura dei vari servizi e a portare, addirittura,  ad ipotesi di definitiva conclusione di una storia significativa, ci portano a fare – con tutta la cittadinanza – il punto della situazione, in tutti i suoi aspetti, culturali, sociali, amministrativi e giudiziari.
Pertanto il presente è rivolto, con forza, a tutti coloro i quali hanno a cuore il futuro della cultura in città e desiderano avere un’occasione in più per confrontare idee e proposte.Poche e mal presentate le occasioni culturali di qualità in Alessandria. Un sistema museale perennemente in costruzione, poca promozione e scarso coordinamento fra i vari punti visita e le raccolte (quelle poche visibili). Un Museo Civico chiuso da circa trent'anni solo parzialmente sostituito da proposte limitate, anche se interessanti.

Sinistra Ecologia Libertà - Alessandria

29 agosto 2011

Sciopero generale: in piazza per difendere il futuro di tutti


La cura del bene comune e la logica del saccheggio 
Anche nella nostra Provincia Sinistra Ecologia e Libertà parteciperà attivamente e con convinzione allo sciopero generale proclamato dalla Cgil per il prossimo 6 settembre. Il nostro partito si farà promotore delle ragioni di tale scelta e promuoverà la massima partecipazione avverso una manovra finanziaria che sempre più manifestamente si configura come una macelleria sociale disperata e distruttiva.
Ci auguriamo anzi che lo sciopero del 6 settembre oltre che generale sia anche generalizzato, e coinvolga cioè non solo quei titolari di contratto che si asterranno dalla giornata di lavoro, ma anche le centinaia di migliaia di disoccupati, precari e lavoratori in nero ai quali questo Governo sta togliendo ogni speranza per il futuro.
Scendiamo in piazza tutti per manifestare la nostra protesta a tagli iniqui e crudeli, che come sempre, colpiscono i più deboli e salvaguardano gli speculatori, i furbi e gli evasori.
Sinistra Ecologia Libertà - Federazione di Alessandria

mercoledì 24 agosto 2011

[DOSSIER RIFIUTI] COME FABBIO E BOCCHIO HANNO DEMOLITO LA RACCOLTA DIFFERENZIATA IN ALESSANDRIA


di SEL ALESSANDRIA

La comunicazione dello scorso luglio 2011 da parte del Presidente dell'Amiu, Piercarlo Bocchio, circa la decisione di smantellare definitivamente la modalità “porta a porta” nella raccolta dei rifiuti urbani cerca ancora una volta di spostare sul piano ideologico la difesa di una decisione che è indifendibile nei numeri e nella logica.
La ragione per cui la Giunta Fabbio ha deciso inopinatamente di abbattere il sistema di raccolta domiciliare dei rifiuti non sta certamente nella ricerca di riduzione dei costi ma risponde a logiche di “pagamento di cambiali” elettorali ed a scelte ideologiche espresse tra l’altro in netta controtendenza rispetto alla stragrande maggioranza delle Amministrazioni Locali anche governate dal Centro Destra in Regione Piemonte, nel Nord del Paese e financo nell’Italia intera.
E’ infatti noto a Bocchio, anche se omette volontariamente di citarlo, che l’intera Regione Piemonte, intesa come singole Amministrazioni Comunali, come Autorità d’Ambito, come Provincie, ovvero tutti i soggetti deputati alla pianificazione del ciclo dei rifiuti, sono sempre più orientati alla raccolta domiciliare dei rifiuti ritenendo tale metodo, sulla base di valutazioni scientifiche che a Bocchio non è agevole comprendere, l’unico in grado di assicurare il raggiungimento dei livelli di raccolta differenziata imposti dalla legge.
Oltre alla oramai famosa Città di Novara, citazione che non piace al centro destra locale, anche l’intera Provincia di Vercelli, compreso il Capoluogo, sta passando al famigerato porta a porta dopo che la stessa scelta è stata fatta da tutte le Provincie e le Città Piemontesi: tutti stupidi e solo nella Giunta Alessandrina i più intelligenti? Difficile da credere anche per Bocchio che per mestiere deve difendere l’indifendibile.
Ma a questa Giunta tra l’altro la legge interessa poco, tanto che, in assoluto spregio agli obblighi del Codice dell’Ambiente (art. 182 del D. Lgs 152/2006) che impone l’obbligo, per la raccolta dei rifiuti organici, di utilizzare sacchetti compostabili certificati, una delle “trovate” del Bocchio cumulativo (quello per intenderci Presidente e Direttore da tutte le parti) fu quella di dichiarare che non sarebbero più stati forniti i sacchetti biodegradabili e che si poteva utilizzare qualsiasi sacchetto perché “l’impianto ARAL è munito di rompisacchi” come se questa meraviglia tecnologica fosse l’unica in Italia (tutti gli impianti ne sono dotati) e se questo bastasse a dribblare la Legge!
Altre due scempiaggini tra le molte contenute nel comunicato: i costi ed il calo delle percentuali di raccolta differenziata.
Sui costi è stata a suo tempo illuminante l’audizione del Bocchio Presidente/Direttore in Commissione Ambiente quando ha candidamente ammesso che - se fosse proseguita la raccolta domiciliare - ARAL (la società che gestisce le discariche, di cui è ovviamente Presidente e Direttore) avrebbe portato i libri in Tribunale perché sarebbero mancati i rifiuti da smaltire in discarica o da far girare in impianti nati già vecchi. Ragion per cui ad AMIU è stato “caricato” il maggior costo della raccolta senza che potesse beneficiare dei minori costi di smaltimento come invece avviene in tutto il mondo civilizzato e non. Chiaro che i conti non tornano: anche i bambini sanno che i maggiori costi originati dalla raccolta domiciliare sono ampiamente recuperati dai minori costi di smaltimento (Novara ha ridotto il costo COMPLESSIVO di 1,2 milioni di euro/anno ed ha ridotto la TARSU/TARIFFA) ma se questo non può avvenire per non “disturbare” i costi di ARAL e gli investimenti poco accorti fatti dalla stessa Società, è evidente che AMIU va in sofferenza!
Ma la scelta della Giunta Fabbio è stata chiara e scellerata: affossare AMIU per poi privatizzarla (magari a favore dei soliti noti) ed invece rimpolpare ARAL, alla faccia degli obblighi di legge, della tutela dell’ambiente del recupero di risorse: contano i danè!
Che poi i conti non tornano comunque, anzi il buon Bocchio finge di dimenticare che è stato presentato, alla Commissione che presiede, ed approvato da questa maggioranza, il Piano Economico Finanziario triennale per il calcolo della TARIFFA da far pagare agli alessandrini e questo piano prevede una crescita smisurata dei costi di AMIU che passano da € 8.003.871 del 2008 (anno del famigerato buco addebitato alla precedente gestione di AMIU) a € 11.449.627 previsti per il 2012, cioè dopo aver smantellato la raccolta domiciliare: dove sono i risparmi visto che lo stesso documento della Amministrazione (pag. 25) prevede un aumento dei costi di AMIU per 3,5 milioni di Euro?
E dov’è il risparmio complessivo dell’intero sistema visto che il costo totale della gestione del ciclo dei rifiuti (raccolta più smaltimento) passa da 15,2 milioni del 2008 a 20 milioni nel 2012?
E come mai se la raccolta differenziata si può fare con gli stessi risultati anche rimettendo per strada quella marea di contenitori con cui stanno invadendo la Città, il costo di smaltimento (cioè la quota che intasca ARAL) passa nel periodo 2009 – 2012 da 4.852.692 a 5.373.290 Euro?
E dopo che Bocchio ci ha spiegato che nel porta a porta abbiamo una media di 4 operatori al giorno mentre con i cassonetti stradali scendiamo a solo 2 autisti, come mai non si riducono i costi e cosa si intende fare del personale che sarebbe evidentemente in “esubero”?
Tutti argomenti che Bocchio non si sogna nemmeno di affrontare perché sa che i numeri sono numeri e non sempre si riesce, come con il Bilancio del Comune, a truccarli, soprattutto quando si tratta di lavoratori e non di astratti capitoli di bilancio.
Finalmente ammette che la percentuale di raccolta differenziata è calata, anche se continua a giocare con i numeri: siamo oramai ben al di sotto del 48% strombazzato e lo dimostra non l’opposizione ma l’Osservatorio Provinciale Rifiuti ed il sistema Regionale di controllo e contabilizzazione dei flussi.
Bella forza: dopo anni che questa Giunta fa di tutto per demolire la raccolta differenziata è inevitabile che ci sia stato un calo e purtroppo non è finita qui: continuate nel forsennato disegno di rimettere i cassonetti in strada e poi confronteremo i risultati ed i cittadini capiranno che oltre agli aumenti della Tariffa già programmati dovranno pagare anche le sanzioni previste dalla legge nazionale e regionale.
Per la cronaca poi va ricordato a Bocchio che sin quando il sistema di conferimento delle raccolte differenziate è stato gestito da AMIU tutti i Consorzi di Filiera hanno pagato i corrispettivi più alti perché ad ogni analisi il materiale è risultato in prima fascia, cioè con meno del 6% di impurità, tanto che nel 2007 AMIU ha incassato oltre 1,2 milioni di euro dalla cessione di plastica, carta, vetro, metallo.
Ora che anche questa parte della gestione è passata ad ARAL l’impurità della plastica passa al 43%, come mai? Serve forse ad alimentare l’impianto di produzione del CDR?
Un’ultima osservazione: questa Giunta e questa Direzione di AMIU sarà chiamata a rispondere della scellerata scelta di SVENDERE contenitori ed automezzi di raccolta ancora perfettamente funzionanti e non completamente ammortizzati per cambiare, mossi da inconsulto furore ideologico, un sistema che aveva ampiamente dimostrato di funzionare e di essere stato capito, accolto, condiviso dai cittadini.

Sinistra Ecologia Libertà - Circolo di Alessandria

martedì 23 agosto 2011

Miracolo ad Alessandria, il Comune elimina l'inquinamento dell'aria urbana


Il Comune di Alessandria ha iniziato interventi strutturali per ridurre l’inquinamento urbano. Si tratta di un investimento di ben 750.000 euro: investimento oneroso per le casse del Comune notoriamente in sofferenza. Oneroso ma encomiabile: sono necessari interventi di tal tipo, non episodici per migliorare permanentemente la qualità dell’aria che respiriamo. Ho appreso tale notizia dalla Stampa del 13 luglio: capeggiava nella prima pagina della cronaca locale con il titolo “Pavimento antismog: le lastre che mangiano le PM10. Devo dire che già il titolo era sospetto. Il contenuto dello stesso “sorprendente”. Si riporta il contenuto di una conferenza stampa di presentazione dell'intervento. Il Sindaco di Alessandria, il Presidente di AMAG, l’architetto Borroni di Italcementi affermano in sintesi che la nuova pavimentazione che rivestirà varie vie di Alessandria (via Rattazzi, Piacenza, Modena etc) e piazza Matteotti per 9500 m2 totali, è in grado secondo prove di laboratorio di ridurre l’inquinamento del 75%. Tutto ciò grazie al fenomeno della fotocatalisi. Prima considerazione: un catalizzatore per svolgere la sua funzione deve interagire con tutta le sostanze da trattare. Così il catalizzatore delle auto, detto marmitta catalica, è posto sullo scarico delle stesse ed è attraversato dalla totalità dei gas da trattare. Ed oltretutto tali gas devono essere in opportune concentrazioni controllate da sofisticati sistemi elettronici. E non trasformano “le sostanze organiche ed inorganiche nocive in composti innocui” come riportato nell'articolo, ma solo CO, HC ed NOx. Nulla possono sulle PM10. Ben altro purtroppo è necessario per ridurre l’inquinamento atmosferico dei centri urbani. Ed infatti l’Italcementi dichiara nel comunicato stampa di presentazione di avere messo a punto il TX active, base del pavimento antismog, per evitare l’annerimento progressivo delle superfici di edifici urbani. E la prima applicazione,udite alessandrini udite, è stata fatta sulle superfici esterne della chiesa “Dives in Misericordia” di Roma su richiesta dell’architetto Meier. Ma questo Meier proprio ci perseguita! Sarà stato lui a suggerire al sindaco di Alessandria oltre all’infausta idea del nuovo ponte da decine di milioni di euro anche quella della miracolosa pavimentazione da 750.000 euro?


Claudio Lombardi
(Forum programmatico SEL)

mercoledì 17 agosto 2011

Caro Sindaco: che discutibile, ingannevole manifesto!


Egregio Signor Sindaco, come Lei ben sa la competizione politica, per quello che può permettere oggi con le restrizioni di spesa in atto ed una progressiva marginalizzazione dell’attività amministrativa, non sempre consente una corretta competizione di idee e strategie e, quindi, ciò che stiamo per dirLe, sarà giusto un esercizio retorico. Ma vogliamo comunque superare lo steccato e provare, una volta, a vedere se è possibile ragionare, oppure se bisognerà, come sempre, discutere da posizioni schematiche e/o strumentali.
Molto semplicemente non ci è piaciuto il manifesto che Lei, o i suoi collaboratori, ha / avete concepito quasi per celebrare i due anni dell’abbattimento dello storico ponte della Cittadella. Mettere in evidenza solo un'arcata più o meno ostruita da alberi (a sinistra nel manifesto), una placida visione del fiume con acqua cheta che digrada verso valle (al centro) e a destra i tubi in pressofusione, peraltro già visti in altre località (a destra), come simbolo di modernità, ci fanno supporre un prevalere dei suoi collaboratori rispetto al suo modo di sentire, solitamente non grezzo. Anche la vaga citazione cinematografica “Ieri, oggi, domani” ci pare fuoriluogo, in quanto – con la situazione di rischio non mutata dall’ingente spesa prevista per il nuovo ponte – sarebbe più appropriata un'inedita combinazione “Ieri, oggi, ieri” con l’aggravante dell’inganno dei cittadini. Pensa che non sia così? Liberissimo. Non coinvolga, però, un'intera cittadinanza in un'allucinazione collettiva che porterà ad identificare l’avvenuta sicurezza dalle alluvioni con un pontone in ferro, perennemente in manutenzione, carissimo per spese varie e ritardi e assolutamente non in linea con la storica Cittadella del 1728, uno dei pochi resti per ora sottratti alla barbarie distruttiva locale. Come Lei sa l'elenco è lungo: dalla Cattedrale duecentesca, alle varie chiese storiche distrutte, dalle mura, alle porte monumentali, per giungere fino alla Borsalino e a vari scempi pseudo-urbanistici operati in una città che avrebbe dovuto avere un centro omogeneo e ben conservato da poter vivere, ma anche da poter fieramente presentare ai visitatori esterni.
Risultato: l'ennesimo scempio perpetrato, e il mancato raggiungimento dell'obiettivo più importante, mettere davvero la città in sicurezza dalle alluvioni.

Cordialmente,
Sinistra Ecologia Libertà - Alessandria
17/8/2011

lunedì 1 agosto 2011

COMUNI RICICLONI: LIMITI E PARADOSSI DELLA GESTIONE RIFIUTI IN PROVINCIA



di Renzo Penna (SEL)

La recente premiazione promossa da Legambiente dei comuni “ricicloni” - riferita ai risultati conseguiti nella gestione dei rifiuti urbani del 2010 e in attesa dei dati ufficiali della Regione Piemonte - ci permette alcune prime considerazioni sullo stato della raccolta nella provincia di Alessandria. Per essere riconosciuti “ricicloni” i comuni devono aver superato lo scorso anno il 60% di raccolta differenziata, un limite che la Legge (Finanziaria 2007) impone per il 2011, mentre per gli anni 2009/2010 prevede “solo” il 50 per cento.
Un obiettivo, quello posto dall’Associazione, raggiunto da 1290 comuni per un totale di 8 milioni 136.837 abitanti, pari al 13,4% della popolazione italiana, con una netta prevalenza delle regioni del nord nei confronti di quelle del sud e del centro del paese.1 E nel settentrione sono le regioni del nord-est a prevalere con, nelle prime tre posizioni, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige; seguono la Lombardia, il Piemonte e, un po’ a sorpresa, la Campania, la Sardegna e le Marche.2 Se a questi comuni virtuosi si aggiungono i 448 che hanno superato il 50% di raccolta differenziata si arriva ad una quota di 1738 enti locali in regola con la legge dello Stato.

La classifica di Legambiente è particolarmente rigorosa in quanto, in coerenza con la normativa comunitaria e nazionale, valuta la buona gestione dei rifiuti considerando non solo la percentuale di raccolta differenziata, ma una serie di altri indici, quali la riduzione della quantità totale dei rifiuti prodotti, la sicurezza dello smaltimento, il sistema tariffario e l’efficacia dei servizi di raccolta.
A quest’ultimo proposito si ritiene, come fatto noto e comprovato, che le raccolte domiciliari per le diverse frazioni dei rifiuti risultano “più efficaci rispetto alle raccolte stradali sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo”.3 Così il comune campione in assoluto - Ponte nelle Alpi in provincia di Belluno - ha una percentuale di raccolta differenziata dell’ 86,4% e un “indice di qualità” di 87,76, mentre il capoluogo di provincia più “riciclone”, Pordenone, nella differenziata raggiunge il 78,1% e ha un indice di qualità pari a 73,59. Nessun capoluogo del centro supera la soglia del 60%, ma Salerno, tra quelli del sud, fa registrare il 70,3% di differenziata e un indice di 67,49 nella qualità della gestione. Nell’area del nord tra i capoluoghi ai primi posti, dopo Pordenone, si trovano Verbania, Belluno, Novara e Asti.4 Con la raccolta differenziata delle sei frazioni di materiali: carta, vetro, plastica, organico, alluminio e metalli e il conseguente riciclo, che si ottiene con una buona gestione del servizio, si riducono, poi, in maniera significativa, le emissioni di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera. Di particolare rilievo in questo caso è il contributo dell’alluminio, se si pensa che per ogni chilo di frazione differenziata si hanno 13,08 Kg di CO2 risparmiati. Nella classifica dei singoli comuni “ricicloni” è così possibile conoscere anche il dato relativo alle emissioni climalteranti risparmiate grazie alla raccolta realizzata.5
Nella graduatoria sono assenti le grandi città: Torino - che nei quartieri dove ha attivato il servizio “porta a porta” ha superato il 60%, ma negli altri raggiunge solo il 31 - è quella che si difende meglio con una media del 42%, Milano è ferma al 35% circa, per non parlare di Roma e Napoli…

La situazione in provincia: i Consorzi dell’alessandrino e del casalese
Per quanto riguarda il contesto provinciale si raccolgono i frutti delle scelte avviate tra il 2005 e il 2008 dai Consorzi dell’alessandrino e del casalese. I quali, sulla spinta dei risultati conseguiti dal comune di Alessandria attraverso la metodologia del “porta a porta”, hanno esteso e adattano alle diverse caratteristiche del territorio la raccolta domiciliare a tutti i comuni.
Unica eccezione il comune di Valenza che, per l’estesa presenza di attività artigianali nei condomini, sceglie di adottare per il centro della città un sistema di raccolta differenziata basato sulle postazioni fisse e interrate. Così nel 2010 sui 32 comuni che appartengono al Consorzio dell’alessandrino in 30 superano i requisiti previsti dalla legge, ma 28 sono oltre il 60% e, tra questi, 19 raggiungono e superano la percentuale del 65.6 Dati che confermano e migliorano l’andamento dei due anni precedenti. La gestione della raccolta è di AMV per sette comuni, compreso Valenza, e di AMIU per venticinque, con Alessandria.
Qui l’elemento negativo è rappresentato dal capoluogo che, dopo aver superato, in anticipo sulla legge, il 50% nel 2007 e 2008 ed essere entrato nel novero dei “ricicloni”, torna, dopo aver sospeso e contestato il porta-a-porta, per il secondo anno consecutivo, sotto la percentuale del 50. Una situazione che è destinata a peggiorare per la decisione illogica, irrazionale e regressiva della Giunta di Alessandria di riportare - unico caso in Italia - i contenitori nelle strade. Con la sola esclusione del centro. Utilizzando, poi, cassoni monumentali i quali, oltre ad occupare prezioso spazio pubblico, favoriranno l’aumento della produzione dei rifiuti, la riduzione percentuale e qualitativa della differenziata e renderanno impossibile la gestione della tariffa puntuale, che premia i cittadini in base alla quantità di rifiuti indifferenziati conferiti. Un vero disastro!

Nel Consorzio casalese sono sette i comuni che superano la soglia del 60%. Due di questi, Olivola, premiato come comune “riciclone più piccolo” d’Italia e Bozzole superano il 65%. Altri ventiquattro raggiungono il limite di legge del 50 e tra questi figura Casale Monferrato.L’unico centro zona della provincia a conseguire questo risultato. Dodici sono i comuni ancora sotto l’obbligo di legge. Tra il 2007 al 2009 il territorio casalese è quello che in provincia ha realizzato le migliori prestazioni. La percentuale di raccolta differenziata della città di Casale Monferrato passa dal 27,1 al 53,4% (+26,3%), e diviene in assoluto la più alta tra i comuni centro zona, mentre la produzione annua di rifiuti scende da 619 a 517 chili a persona. Fa ancora meglio il Consorzio che nella differenziata cresce dal 30,6 al 54,8% superando di cinque punti quello alessandrino. E nella quantità di rifiuti prodotti cala da 573 a 468 chili (-105). Ben al di sotto della media provinciale (553) e, anche, di quella regionale, riducendo i rifiuti totali di quasi 8 mila tonnellate (7762). Con il conseguente obiettivo di ottenere una forte diminuzione dei conferimenti nella discarica consortile.

Nella primavera del 2009 con il rinnovo dell’Amministrazione di Casale sono cambiati i responsabili del Consorzio e della società Cosmo che gestisce la raccolta e la discarica. E, nei mesi seguenti, si è manifestata l’intenzione del nuovo sindaco di “rivoluzionare la raccolta differenziata” e di ricorrere a isole interrate per “ridurre il porta-a-porta e contenere i costi”.
In generale la gestione dei rifiuti, oltre ad essere tra i servizi, quello su cui più si discute e si polemizza è anche quello che, più di altri, avrebbe bisogno di una continuità negli indirizzi e nelle politiche. Specie quando queste sono state profondamente innovate ed hanno dimostrato di funzionare. Per questo mi domando se i nuovi amministratori conoscono i risultati sopra riportati e l’impegno che è stato necessario, in primo luogo da parte dei cittadini, per raggiungerli. E se non farebbero meglio a completare ed ulteriormente migliorare il servizio al posto di stravolgerlo.

La situazione di novese, tortonese, acquese ed ovadese
Per questa ampia parte della provincia che conta 115 comuni - divisi tra la Valle Scrivia, l’ovadese, l’acquese e le due Comunità Montane - sono decisamente poche le buone notizie offerte dalla classifica di Legambiente.
Sono solo due i comuni, entrambi del tortonese (Alzano Scrivia e Guazzora), che superano il 60% mentre altri due il 50% evitando le sanzioni( Casasco e Castellazzo Bormida). Naturalmente occorrerà attendere i dati ufficiali della Regione, ma risulta già evidente che l’azione portata avanti per riorganizzare e ridurre il numero delle aziende che si occupano del servizio risulta ancora insufficiente,7 così come le modalità adottate per la raccolta presentano dei seri limiti.
Come dimostrato dall’esperienza dell’alessandrino e del casalese la raccolta domiciliare di solo due frazioni: organico e indifferenziato con il resto dei materiali conferito dai cittadini nelle “isole ecologiche”, funziona, e bene, nei piccoli comuni, ma non permette di raggiungere le percentuali di raccolta differenziata previste dalla legge quando gli abitanti superano le migliaia.
Così se dopo il 2007 anche in questa parte di provincia la percentuale della differenziata è costantemente cresciuta il permanere dei contenitori sulle strade per carta, plastica, vetro e metalli non ha permesso di raggiungere e superare la soglia del 50%. Così, per rimanere ai centri zona, nel 2009 Novi Ligure arriva al 47,9%, Tortona al 49,4 (con una produzione annua di oltre 200 chili superiore alla media provinciale!), Acqui al 45,2 e Ovada al 40,6.
Percentuali, come dimostra l’andamento del 2010 e dei primi mesi dell’anno in corso, difficili da migliorare e, in alcuni casi, da confermare con gli attuali sistemi di raccolta e che condannano alle sanzioni per il ieri e il domani la quasi totalità dei comuni del Consorzio.
In particolare, poi, in questo Comprensorio a influire sulle modalità di gestione adottata, limitando l’estensione della raccolta domiciliare ai diversi materiali e la stessa promozione del compostaggio domestico, è stata una ricorrente aspettativa sul possibile avvento salvifico dell’inceneritore risolutore di tutti i problemi. Aspettativa periodicamente alimentata dagli stessi amministratori delle aziende impegnate nella raccolta differenziata.

Per la provincia una prospettiva di regressione
In conclusione il quadro provinciale che scaturisce dalla premiazione dei comuni “ricicloni” vede che dove - alessandrino e casalese - nella gestione dei rifiuti urbani, si è adottato con convinzione e competenze un indirizzo di innovazione legato alla filiera del riciclo, del recupero dei materiali, del risparmio energetico e della riduzione delle emissioni climalteranti, i risultati, in termini di riduzione della produzione dei rifiuti, quantità e qualità della differenziata, sono stati eccellenti. Ma, paradossalmente, il cambio delle Amministrazioni di Alessandria, Casale Monferrato e Valenza sta mettendo in discussione quelle modalità che hanno dimostrato di funzionare egregiamente con la prospettiva certa di peggiorare le prestazioni raggiunte anche grazie alla partecipazione e al senso civico di tanti cittadini.
Mentre dove - Valle Scrivia, ovadese e acquese - le modalità di raccolta e gestione, previste e indicate anche nel Piano provinciale dei rifiuti del 2007, non sono state pienamente e con convinzione adottate, i risultati sono insufficienti e non bastano le ricorrenti campagne di informazione o le minacce di più severi controlli a migliorare gli indici della raccolta. Qui, se mai, occorrerebbe adottare servizi più efficaci gestiti da strutture più efficienti.
Quello che si prospetta in questo delicato settore per la provincia di Alessandria è il triste ritorno a una posizione di coda nella regione ora che anche Vercelli, da sempre l’ultima nella graduatoria della differenziata tra le Province del Piemonte, ha deciso di adottare le modalità del porta-a-porta. Per arrestare questo mediocre prospettiva sarebbe necessario e auspicabile uno scatto e una assunzione di responsabilità da parte di chi amministra, con la scelta chiara di un indirizzo di innovazione e qualità.
Ma questo è, o dovrebbe essere, il compito della politica.

Alessandria, 31 luglio 2011
1 Nord 1138 (87,83%), Centro 39 (3,02%), Sud 118 (9,15%).
2 Veneto 381 (65,6%), Friuli Venezia Giulia 75 (34,2%), Trentino Alto Adige 96 (28,3%), Lombardia 331 (21,4%), Piemonte 226 (18,7%), Campania 60 (10,9%), Sardegna 37 (9,8%), Marche 21 (8,5%).
3 www.legambiente.it dossier “Comuni Ricicloni” 2011.
4 Verbania 71,1%, indice di qualità: 71,79; Belluno 64,5%, i.q.: 65,34; Novara 71,5%, i.q.: 62,93; Asti 61,4%, i.q.: 57,92:
5 Carta 0,97 Kg di CO2 risparmiati per ogni Kg; Plastica 1,55 Kg di CO2 per ogni Kg; Metallo 1,86Kg di CO2 per ogni Kg; Vetro 0,28 Kg di CO2 per ogni Kg; Organico 0,21 Kg di CO2 per ogni Kg.
6 Pietra Marazzi 75%; Bassignana 76,3; Lu Monferrato 81,4; Castelletto Monferrato 77,2; Gamalero 70,4; Bergamasco 70,9; Piovera 75; Fubine 70,6; Castelspina 74,3; Oviglio 68,1; Felizzano 70,5; Masio 66,8; Quattordio 72,4; Conzano 66,7; Pecetto di Valenza 72; Solero 68,8; Frufarolo 67; Rivarone 65; Montecastello 65,4. I comuni sono in ordine secondo la classifica di Legambiente che premia i “ricicloni” in base ad un “indice di qualità”.
7 Le società che operano nel Consorzio CSR: ACOS ambiente nei comuni del novese; ASMT nel tortonese, ECONET nell’ovadese e acquese, 5 VALLI nelle Comunità Montane.


venerdì 29 luglio 2011

RACCOLTA DIFFERENZIATA, SOLO COL “PORTA A PORTA” SI RAGGIUNGONO RISULTATI ADEGUATI


di Claudio Lombardi

Le direttive europee in materia di rifiuti urbani,recepite dal governo italiano con il “Decreto Ronchi” si possono sintetizzare nei seguenti punti:

  1. riduzione della produzione di rifiuti. Il rifiuto pro capite giornaliero sta crescendo. E' un'inefficienza assurda, da fermare!
  2. riutilizzo dei rifiuti. Parte del rifiuto può essere riutilizzato (carta, vetro, plastiche…) riducendo la quantità di materie prime necessarie e con risparmi energetici. Parte del rifiuto può essere ‘lavorato’, trasformato in concimi azotati.
  3. riduzione della quantità dei rifiuti da porre in discarica. Privati della parte umida (organica) sono rifiuti inerti, che non formano biogas maleodoranti e pericolosi.
  4. superamento, grazie agli interventi precedenti, del ricorso all’incenerimento.
La raccolta differenziata è il più efficace strumento strategico per raggiungere l’obiettivo del riutilizzo del rifiuto prodotto. Il decreto Ronchi pone alle amministrazioni pubbliche degli obiettivi da raggiungere in tale campo. Se non raggiunti scatta la sanzione. Così entro il 15 marzo 2003 si doveva raggiungere il 35% di raccolta differenziata pena una sanzione di 0,50 euro per abitante.

E… Alessandria? Le politiche di promozione della raccolta differenziata sono state nei primi anni 2000 a dir poco ‘timide’. Enunciazioni di principio favorevoli ma nei fatti solo irrisione alle proposte di raccolta differenziata porta a porta considerate e trattate come istanze di ambientalisti sognatori.
Ben altro interesse riscuoteva la discussione sui termovalorizzatori, sulle diverse tecnologie degli stessi, sui luoghi più idonei al loro insediamento. Questa cultura portò a inadeguati risultati: la media della raccolta differenziata in Provincia fu nel 2004 di poco superiore al 25% e Alessandria incorse nelle sanzioni previste dal decreto Ronchi.

Nel 2005 vi fu la svolta. Il comune di Alessandria, in sinergia con la Provincia, varò, con la rinnovata AMIU una vera e propria ‘riforma’ nel campo della gestione dei rifiuti, nella quale la centralità della raccolta differenziata rappresentò l’aspetto strategico più rilevante. Nel 2006 fu superato il 40% di raccolta differenziata ad Alessandria. Ma il risultato più clamoroso fu ottenuto con l’introduzione della raccolta porta a porta che a partire dal rione Cristo fu poi estesa progressivamente a buona parte della città ed ai sobborghi. Si raggiunsero valori superiori al 65% con picchi del 75%.
La giunta di destra vinse le elezioni nel 2007 ed attuò uno dei punti programmatici che aveva demagogicamente propagandato: la cancellazione della raccolta porta a porta che comportò contestualmente l’acquisto di nuovi mezzi di trasporto e contenitori con esborso di centinaia di migliaia di euro.
Ma cosa si farà entro il 2012 quando dovrà essere raggiunto il secondo obbiettivo posto dal decreto Ronchi: il 65% di raccolta differenziata? L’esperienza dei più virtuosi comuni italiani insegna che solo la raccolta domiciliare permette di raggiungere tale risultato quantitativo unitamente ad elevata qualità del prodotto. Si dovrà con tutta probabilità ritornare a tale modalità con nuovo aggravio delle esangui finanze comunali per l’aggiornamento di mezzi e contenitori. L’alternativa è pagare le sanzioni previste, con ulteriore aggravio della tariffa, ed invocare la necessità dell’incenerimento dei rifiuti .


Claudio Lombardi
(Forum programmatico SEL)

venerdì 1 luglio 2011

Tav, l'adesione di Sel per una manifestazione pacifica

Sinistra Ecologia Liberta’, dopo gli ultimi sviluppi sulla vicenda Tav,  aderisce alla manifestazione nazionale indetta per domenica prossima  3 luglio 2011 in Val Susa, convinti che sara’ una grande manifestazione di popolo e pacifica.
L’esito della partecipazione referendaria ha posto al centro dell’agenda politica la difesa dei beni  comuni,  rimettendo in discussione un modello di sviluppo, considerato finora un assioma.
Riteniamo sia necessario riaprire una discussione sul progetto della linea ferroviaria Torino-Lione, concepito proprio all’interno di quel modello, andando al di la’ dello scontro fra ideologie contrapposte.
Lo chiedono gli abitanti della Val Susa e tutti coloro che credono che un altro mondo sia possibile, e la fiaccolata di martedi’ sera a Susa e’ gia’ stata un primo segnale in questa direzione. Saremo pertanto presenti domenica.
La delegazione ufficiale di Sel sara’ guidata da  Monica Cerutti della segreteria nazionale e da Michele Curto, capogruppo in Consiglio Comunale a Torino.

mercoledì 22 giugno 2011

Amministrazione di Alessandria: un "profondo" controllo di legalità

In questi giorni giganteschi manifesti pubblicitari piazzati su rotonde e incroci (chiedo scusa, trattasi di "comunicazioni istituzionali"), pagati da tutti noi cittadini (quindi per il nostro bene, di cittadini bene e correttamente informati, non vi può essere alcun dubbio) ci annunciano tronfi e trionfanti che il Sindaco Fabbio e la giunta stanno "lavorando in profondità" per Alessandria. Eccellente: talmente intenso e sviluppato è il rapporto dell'attuale amministrazione comunale con il concetto di approfondimento e di profondità, di lavoro vero, duro e appassionato, capace di andare alla radice dei problemi e non invece di fermarsi alla superficie come noialtri mortali, che il nostro bravo primo cittadino - che forse essendo fino al collo impegnato negli abissi delle buche stradali non si è accorto del problema, è andata così non c'è dubbio - nel frattempo si è fatto infiltrare la Commissione per le politiche territoriali dagli interessi 'ndranghetisti. In profondità.

Filippo Boatti
Sinistra Ecologia Libertà - Alessandria

venerdì 15 aprile 2011

Verso il 6 maggio. Le ragioni dello sciopero della CGIL: reagire al declino del Paese

di Renzo Penna

Mentre il governo, sull’immigrazione, colleziona figuracce in Europa e il “premier”, inquisito, arringa, dentro e fuori il palazzo di giustizia di Milano, una piccola folla di seguaci per attaccare i magistrati, cresce il declino del Paese, peggiorano le condizioni delle famiglie italiane e aumenta la disoccupazione. Soprattutto tra i giovani e le donne.

Dopo oltre due anni dall’inizio della crisi l’Italia è oggi più povera, più povere sono le famiglie, più alta la disoccupazione. Il nostro Paese ha subito una riduzione della ricchezza maggiore della media europea. Il debito pubblico è cresciuto e lo stato sociale copre sempre meno i bisogni delle fasce più esposte della popolazione. Si è aggravata la condizione dei pensionati ed è aumentata la percezione di insicurezza per le giovani generazioni. Il lavoro paga la svalutazione di valore che ha subito negli ultimi anni e sopporta un carico fiscale eccessivo quanto ingiusto.

Secondo i più recenti dati dell’Istat nel corso del 2010 le famiglie italiane hanno, infatti, visto ridursi dello 0,6% il loro potere di acquisto, ossia il loro reddito disponibile in termini reali. Come conseguenza la propensione al risparmio delle famiglie si è attestata al 12,1%, registrando una diminuzione dell'1,3% rispetto all’anno precedente. Diminuzione del risparmio che arriva al suo minimo storico ed è causata da un aumento più consistente - pari al 2,5% - della spesa per consumi finali. Dati che confermano la gravità dell’impatto della crisi sulla vita della stragrande maggioranza degli italiani e, mentre i profitti tornano, seppur di poco, a salire, cala il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni.

Per le famiglie, in questa accresciuta difficoltà economica, e limitandosi ad un solo aspetto, aumenta il disagio abitativo. E ciò nonostante nel paese ci siano più abitazioni che famiglie e siano stimati in 800 mila gli alloggi vuoti. Oggi le spese per le abitazione costituiscono una delle voci principali del bilancio familiare: quasi 2,5 milioni di famiglie, pari al 10% del totale, si trovano in condizione di serio disagio nel pagare tali spese che incidono per oltre il 40% sul reddito.

Si tratta in particolare di famiglie in affitto (31%), di quelle con redditi più bassi, inferiore a 15 mila euro (27%), di famiglie monogenitori con figli minori (26%), di persone sole con meno di 35 anni (24%), a conferma delle difficoltà che i giovani incontrano nel realizzare il progetto di uscita dalla famiglia di origine.

In tale contesto, sabato 9 aprile, giovani, precari e studenti e coloro che non vogliono essere più invisibili hanno manifestato in tutta Italia e all'estero per chiedere che siano riconosciuti a tutti pari diritti e dignità sul lavoro, mettendo al centro il valore del lavoro e la difesa di un'occupazione senza precarietà. A Roma, Milano, Napoli, Palermo, Torino, Bergamo, Bari, Perugia, e in altre 50 città, con un solo slogan: “Il nostro tempo è adesso. La vita non aspetta”, le varie realtà del mondo del lavoro precario: da quello della scuola, dell'università e della ricerca, ma anche della pubblica amministrazione, dei servizi e dell'industria, hanno preso la parola per chiedere che siano riconosciuti, senza escludere nessuno, pari diritti e dignità sul lavoro.

A questo proposito - mentre l'80% delle nuove assunzioni ormai avviene attraverso forme di lavoro precario - le principali proposte che la Cgil avanza si propongono di ridurre a quattro le forme di lavoro diverse dal tempo indeterminato e di aumentare i costi del lavoro precario per diminuirne il potere attrattivo da parte delle imprese. E, ancora, l’assunzione dei finti part time e dei finti stage, e l’estensione a tutti i giovani precari del sistema attuale degli ammortizzatori sociali.

Risulta così sempre più evidente la necessità e l’urgenza di due elementi che sono al centro delle rivendicazioni dello sciopero generale della Cgil del prossimo 6 maggio: una riforma fiscale che sposti il peso dal lavoro e dai redditi da lavoro e da pensione, all’evasione, alle rendite e alle grandi ricchezze e, contemporaneamente, un piano straordinario per promuovere l’occupazione.

Del resto le notizie contenute nel rapporto sulle entrate 2010 del dipartimento delle Finanze non sono affatto positive, poiché dimostrano come sia in atto un aumento silenzioso del prelievo su chi già paga e subisce la crisi: lavoratori e pensionati. L’aumento principale delle entrate fiscali nel 2010 - pari a quasi 7 miliardi di euro - grava infatti soprattutto sui salari e sulle pensioni. In particolar modo per effetto del “fiscal drag” e, mentre il reddito disponibile si sta riducendo, per i lavoratori e i pensionati aumenta il prelievo fiscale. Per quanto riguarda poi l’incremento registrato dell’Iva, questo non testimonia una ripresa dei consumi e della domanda. Di fatti tutto l’aumento dell’Iva - 4,5 miliardi di maggiori entrate per lo Stato - è relativo alle importazioni e dovuto all’aumento dei prezzi delle materie prime, alimentari ed energetiche, che graveranno, in particolar modo, sui consumi popolari.

Insomma i dati fiscali dello scorso anno non si prestano a nessuna lettura ottimistica per i redditi fissi e confermano la necessità di cambiare radicalmente il sistema fiscale italiano. Per questo la Cgil propone uno spostamento del prelievo da questi redditi e da quelli dei produttori verso le rendite improduttive e finanziarie perché il fisco, com’è strutturato oggi, aumenta in modo automatico il prelievo su chi già paga la crisi. Il sindacato di Susanna Camusso sostiene, anche, la campagna mondiale, lanciata dal sindacato internazionale, per una tassa sulle transazioni finanziarie. Una proposta che è volta a recuperare risorse a sostegno della ripresa economica senza gravare sui servizi e sui redditi da lavoro dipendente e da pensione.

In un paese, come l'Italia, sempre più colpito dal dramma della disoccupazione e del lavoro precario è altresì urgente unariforma degli ammortizzatori sociali. La proposta, recentemente elaborata dall’Istituto di ricerche della Cgil, prevede una drastica semplificazione degli strumenti normativi per tutti i settori. Questi dagli attuali sette si ridurrebbero a due: la Cassa integrazione guadagni e la Disoccupazione, con aliquote unificate per tutte le qualifiche. Una sola differenziazione resterebbe per le imprese fino a 15 dipendenti (aliquote più basse) e nei settori dell'Edilizia e dell'Industria dove le aliquote CIG sono maggiorate.

Dallo studio dell'Ires emerge inoltre come, in un mercato del lavoro più flessibile, sono sempre meno le persone che beneficiano di ammortizzatori sociali e stanno aumentando le imprese che terminato il periodo di fruizione degli ammortizzatori sociali ordinari sono costretti a passare alla Cassa integrazione guadagni in deroga. Per queste ragioni le caratteristiche fondamentali della proposta riguardano: l'universalità, l'inclusione, la semplificazione e la sostenibilità economica. Dando a tutti i lavoratori, indipendentemente dal settore in cui operano, dalla tipologia e dalla dimensione dell'azienda, una copertura di carattere universale.

In questo quadro, sommariamente accennato, sono del tutto evidenti le responsabilità del Governo che non ha voluto, o saputo contrastare efficacemente la crisi, non ha investito sul futuro limitando la propria iniziativa ad un’azione di contenimento in attesa di tempi migliori. Anche alla luce del fallimentare bilancio politico e di una deriva populista incurante di ogni valore etico il governo rappresenta, oggi, il principale ostacolo alla ripresa economica, sociale e di credibilità interna ed internazionale dell’Italia.

Un aspetto che, il 6 maggio, non potrà che risultare centrale nella giornata di lotta nazionale proclamata dalla Cgil.

giovedì 7 aprile 2011

UNIVERSITA’: ALESSANDRIA SOTTO SCACCO - LE PROPOSTE DI SEL

Non siamo sorpresi dall’andamento della Conferenza di Vercelli. E dalle cose che lì sono state dette. Meglio una realtà cruda, ma trasparente che le dispute più o meno nascoste dello scorso anno sul discusso trasferimento a Novara di Giurisprudenza. Alla fine sventato con una disputa interna al senato accademico, che non ha coinvolto le istituzioni alessandrine e non è bastato a mettere in allarme gli amministratori locali.

Questa città e questa provincia da anni sottovalutano la potenzialità e l’importanza strategica di avere sul proprio territorio una sede universitaria riconosciuta ed autonoma.

Sottovalutazione, disinteresse, mancata valorizzazione e colpevole ritardo strategico e culturale che hanno riguardato e riguardano sia le forze politiche e le amministrazioni che il mondo economico e finanziario. E sono la causa prima della stagnazione e dell’attuale declino economico e sociale di Alessandria. Diversamente da altre realtà più lungimiranti che hanno puntato sull’Università come leva per lo sviluppo e sono diventate vere “città universitarie”. Pensiamo alla trasformazione rapida e positiva di città come Trento, ma anche, nel sud, come Teramo.

Novara per iniziativa congiunta delle amministrazioni - Comune e Provincia - e della locale Fondazione (Cariplo) negli ultimi anni si è mossa con decisione in questa direzione collaborando attivamente con l’Università e finanziando i corsi della propria sede.

E così Alessandria - la città che per prima ha progettato, proposto e rivendicato l’insediamento della seconda Università del Piemonte - finisce sotto accusa per le divisioni fra le amministrazioni (Comune e Provincia), che hanno influito sui tempi della definizione dell’Accordo di Programma, e nel Comune di Alessandria (tra sindaco e assessore al bilancio). Così come per le lungaggini e i ritardi sulla soluzione da dare ai problemi edilizi e le scarse risorse investite a sostegno della ricerca e della didattica.
La Fondazione della Cassa di Risparmio, ad esempio, prima dell’impegno sul nuovo Accordo di Programma, non ha mai finanziato l’Università del Piemonte Orientale, ma solo il Politecnico. Sottovalutando le tradizionali e già conosciute tendenze Torinocentriche del Piemonte.

Uno dei punti deboli della sede di Alessandria è, notoriamente, la carenza di studenti provenienti da fuori provincia, ma non si è fatto nulla per rivendicare all’Ente per il diritto allo studio (Edisu), alla Regione e all’Ateneo la realizzazione di una residenza universitaria, di una mensa fruibile, di una foresteria per i professori. Mentre ad Alessandria il Comune promette genericamente l’uso della caserma Valfrè e da anni non è capace di risolvere il contenzioso con l’Avogadro sull’ex ospedale militare, mentre la promessa della Provincia di mettere a disposizione l’ex caserma dei carabinieri di Via Cavour alle facoltà di Scienze Politiche e Giurisprudenza non si è ancora concretizzata, a Novara è in costruzione il secondo lotto del campus universitario (ex caserma Perrone), dove sono previste anche nuove aule e una palestra.

Persino Vercelli ha elaborato più in fretta di Alessandria la decisione, sicuramente improvvida e sbagliata, ma ormai assunta, del rettore di Torino, di chiudere la locale sede del Politecnico e ne sta dirottando i locali all’utilizzo del Rettorato dell’Avogadro.

Il colpevole errore degli amministratori alessandrini è stato quello di considerare l’Università alla stregua di altre questioni, non capendone l’importanza e la strategicità per lo sviluppo futuro della città e del territorio. Facendo dipendere, ad esempio, un aspetto importante dell’insediamento e dello sviluppo dell’Ateneo, come la residenza studentesca, dalla soluzione speculativa da ricercare per il supermercato Esselunga. Come fosse un problema dell’Università.

Adesso occorre ammettere gli errori compiuti, prendere atto dei gravi ritardi accumulati, operare una vera e radicale svolta e definire un nuovo progetto. Senza inutili recriminazioni.
La discussione e l’approvazione in tempi rapidi, nei rispettivi Consigli, da parte di Comune, Provincia e Fondazione Cra dell’Accordo di Programma, con lo stanziamento di 250 mila euro per ogni ente, può essere utile per sancire la svolta. E nel contempo impegnarsi a risolvere rapidamente gli aspetti da troppo tempo legati alla disponibilità degli immobili.

Per quanto riguarda la Fondazione Cra sarebbe, poi, auspicabile programmare un contributo maggiore, pari ad almeno 1/100 delle proprie disponibilità finanziarie, portando il finanziamento a 500 mila euro. D'altronde quale finalità più congrua e in linea con le proprie finalità statutarie per una Fondazione che sostenere la ricerca dell’Università del proprio territorio.

Con queste nuove e concrete disponibilità si può e deve pretendere dalla Regione e dai responsabili dell’Ateneo scelte e decisioni a favore delle tre sedi e non del solo polo novarese.
Non lasciando più solo i presidi di Alessandria, come è recentemente accaduto, a contrastare e a rispondere alle dichiarazioni non solo sbagliate del presidente Cota, ma palesemente punitive per la sede di Alessandria.

Per fortuna il futuro della Tripolare non lo decide il vice sindaco di Novara. Uno squilibrio su un unico polo non sancirebbe, poi, l’Università in un solo polo: quello di Novara. Chi lo pensa e lo sostiene si illude, ma decreterebbe la fine dell’esperienza della seconda università del Piemonte.
Da questo punto di vista la sollecitazione del rettore alla definizione di un “luogo” di incontro degli enti locali delle tre realtà, con le rispettive Fondazioni, si muove nella giusta direzione e non va lasciato cadere. La Tripolare, questo “aggregato territoriale”, deve essere considerato interessante da parte di tutti nella consapevolezza che o c’è un vantaggio comune o non c’è vantaggio per nessuno. La duplicazione delle facoltà nelle sedi dove vi è una richiesta oggettiva e, per la sede di Alessandria, l’istituzione di un corso di economia aziendale rappresenta, nel breve periodo, la soluzione più utile e logica.
Un nuovo impegno deve anche riguardare le facoltà e i corsi di laurea della sede di Alessandria. La minore attrazione nei confronti dei diplomati della provincia - il 30/35% - denunciata dal rettore deve tradursi in una più impegnata e diretta promozione dell’Ateneo nei confronti dei studenti delle scuole superiori. E’ un compito di promozione che va ripreso e portato avanti con il coinvolgimento convinto, in primo luogo, dei docenti dell’Ateneo. Anche per adattate l’offerta formativa alle necessità e alle mutate prospettive del lavoro e dell’impiego. Per un piccolo ateneo la riduzione degli iscritti porta, per effetto dei tagli e della riforma, a conseguenze più pesanti rispetto alle università maggiori. In questo ambito, se Giurisprudenza fa registrare un positivo aumento del 15% delle iscrizioni, preoccupa la situazione di Scienze MFN dove si registra la grave chiusura del corso di matematica. Ci chiediamo se è stato fatto tutto per evitarlo!

Dopo la cessazione della didattica nella sede del Politecnico come è possibile che facoltà scientifiche come chimica, fisica, biologia, scienze ambientali non suscitino interesse e sostegno da parte delle Associazioni imprenditoriali ed economiche della provincia?
Cosa aspetta, ad esempio, il rinnovato Consorzio per la “cultura scientifica e tecnologica” a muoversi in questa direzione, accorgendosi della presenza di una facoltà scientifica con una nuova e moderna sede, oltretutto, dotata di aggiornati laboratori indispensabili per la ricerca?

Sinistra, Ecologia e Libertà di Alessandria.

Alessandria, giovedì 7 aprile 2011

mercoledì 30 marzo 2011

IL PONTE MEIER UNO SPRECO CHE NON RISOLVE NIENTE

Due i periodi dell’anno di intense piogge e conseguenti piene di fiumi e torrenti: l’autunno e l’inizio primavera. E puntualmente tali eventi provocano esondazione e smottamenti più o meno gravi. La grande esondazione, quale quella che ha colpito il Piemonte ed in particolare Alessandria nel 1994 o quella del casalese del 2000 sono eventi che si producono statisticamente con tempi di ritorno da 50 a 200 anni. Ma ogni anno assistiamo, a fronte di piene dei fiumi che definiremmo normali, a esondazioni circoscritte che causano però gravi danni ai beni delle popolazioni colpite. Ed anche quest’anno le piogge di marzo hanno determinato un aumento della portata del Tanaro che ha avuto un picco ad Alessandria nella notte del 16: picco comunque assai distante da valori preoccupanti. Ciò non ostante il fiume è esondato in quelli che definirei “i soliti punti”: in riva sinistra immediatamente a monte del ponte della ferrovia, all’Osterietta e alla confluenza con il Bormida in zona Pietramarazzi. Due considerazioni in merito. La prima: gli argini costruiti a seguito della tragica esondazione del '94 non riescono a contenere portate sensibilmente inferiori alla metà di quella determinatasi nel tragico evento ricordato. La seconda considerazione: eventi pluviali più intensi e duraturi potrebbero causare situazioni pericolosamente simili a quella dell’esondazione del ’94. Come allora l’acqua infatti è esondata già a monte del ponte della Ferrovia a comprova dell’inutilità dell'abbattimento del ponte Cittadella. La realizzazione del ponte Meier nella situazione attuale si configura come uno spreco di risorse pubbliche, in una situazione di forte indebitamento delle casse comunali, che non risolve i problemi. Risorse che andrebbero invece indirizzate nelle sole opere utili necessarie: le esondazioni e relativi danni possono essere evitate con appropriati interventi dal punto di vista idraulico, strutturale e manutentivo. Si consideri il caso del Tanaro nella zona di Alessandria ove gli argini hanno denunciato frequentissimi cedimenti e i canali e rii secondari si sono mostrati non correttamente incanalati. Gli interventi realizzati con i fondi erogati a seguito dell’alluvione del 94 (centinaia di milioni di euro) si sono di mostrati a dir poco inefficaci: si dovrà nuovamente intervenire con grave sperpero di danaro pubblico.
Per quanto riguarda i provvedimenti atti a mettere in sicurezza i centri abitatinel caso delle grandi piene essi non possono che consistere nella riduzione delle portata dei fiume a monte delle stesse.
Riduzione ottenuta mediante la costruzione di aree di esondazione e di casse di laminazione  restituendo in tal modo al fiume aree che da altre parti l’edificare scriteriato teso alla speculazione ha loro sottratte.


Claudio Lombardi - Sinistra Ecologia Libertà Alessandria

mercoledì 23 marzo 2011

Dissesto idrogeologico: diventeremo una palude?

di Claudio Lombardi, Domenico Priora

L’ipotesi che nel futuro si dovesse vivere in una terra in cui in inverno ci fosse sempre la nebbia, in autunno e in primavera piogge torrenziali che causassero frane ed esondazioni e che in estate si fosse perseguitati dalle zanzare, sembrava una prospettiva provocatoria. Tale ipotesi rischia invece di essere ,alla luce degli ultimi eventi, quasi una certezza.

In questi giorni e per l’ennesima volta in pochi anni abbiamo visto come cambia quel mondo quieto in cui siamo vissuti senza problemi per tanti anni. Pochi giorni di pioggia intensa sono sufficienti a creare situazioni di grave pericolo per le comunità.

Appena torna la pioggia, l’acqua comincia a salire e in molti paesi della ricca pianura alessandrina, quelli che fino a pochi anni fa erano torrenti innocui, rigagnoli senza pretese, in grado di ingrossarsi fino ad allagare qualche campo, talvolta, ma senza gravi conseguenze per le cose e per le persone, oggi sono cambiati e come dicono i tecnici “esondano”, aggrediscono le case i campi e le strade. I piccoli corsi d’acqua diventano un’onda che distrugge quello che incontra.

Non va certamente meglio su quelle colline del Monferrato, che fino a qualche anno fa erano il giardino del Piemonte, oggi le frane sono talmente grandi che sono visibili a distanza di chilometri, l’abbandono della terra coltivata e del sistema di gestione dei fossi e dei pozzi, per secoli curato dai contadini, consente all’acqua di penetrare rapidamente nel terreno e di provocare quelle frane che sono sotto gli occhi di tutti .In questi giorni la rete viaria di tutto il territorio collinare è nuovamente interrotta dalle frane in molti punti.

Ma le piogge primaverili di quest’anno non hanno interessato solo la rete idrografica minore, le precipitazioni di marzo hanno determinato un aumento della portata del Tanaro che ha avuto un picco ad Alessandria nella notte del 16: picco comunque assai distante da valori preoccupanti. Ciò non ostante il fiume è esondato nei i soliti punti”: in riva sinistra immediatamente a monte del ponte della ferrovia,all’Osterietta e alla confluenza con il Bormida in zona Pietramarazzi. Due considerazioni in merito. La prima: gli argini costruiti a seguito della tragica esondazione del ’94 non riescono a contenere portate sensibilmente inferiori alla metà di quella determinatasi nel tragico evento ricordato. La seconda considerazione: eventi pluviali più intensi e duraturi potrebbero causare situazioni pericolosamente simili a quella dell’esondazione del ’94. Come allora l’acqua infatti è esondata già a monte del ponte della Ferrovia a comprova dell’inutilità dell’abbattimento del ponte Cittadella. Le esondazioni e relativi danni possono essere evitati con appropriati interventi dal punto di vista idraulico, strutturale e manutentivo. Non è questo il caso del Tanaro nella zona di Alessandria ove gli argini denunciano frequentissimi cedimenti e i canali e rii secondari si sono mostrati non correttamente incanalati .Gli interventi realizzati con i fondi erogati a seguito. dell’alluvione del 94 (centinaia di milioni di euro) si sono mostrati a dir poco inefficaci ed è probabile che: dovranno essere rifatti con grave sperpero di danaro pubblico..

A questi punto, la considerazione pur ovvia è che ormai non c’è più bisogno di eventi eccezionali per produrre effetti deleteri, siamo arrivati ad una rassegnata normalità di un territorio e di una comunità costretti a subire fenomeni naturali appena al di sopra dell’ordinario.

Una pur sommaria valutazione del periodo che va dalla prima drammatica alluvione del 94 a quella pur ridotta dei giorni appena passati, porta però qualunque osservatore alla amara considerazione che il sistema politico amministrativo non sa, o non vuole affrontare la mutata condizione ambientale ed idrogeologica.

Oggi però alla luce della frequenza e dell’estensione delle inondazioni, le scelte della politica di non affrontare, con progetti che prospettino una vera gestione del territorio, comportano ormai una tassa non scritta, quasi un pizzo da pagare di continuo a un modello economico ormai incompatibile con il futuro del mondo locale.

La fine della sudditanza delle scelte pubbliche al modello di sviluppo fondato su grandi opere legate alla logistica diventerà non una scelta ideologica ma una necessità economica ed ambientale e se la nostra comunità vorrà continuare ad abitare questo territorio, dovrà chiedere alla classe politica che lo amministra, scelte radicalmente nuove che vedano gli investimenti destinati a realizzare i progetti capaci di mettere in sicurezza i centri abitati nei casi delle piene straordinarie e non.

La sicurezza delle città e dei paesi dovrà passare attraverso un complesso ed articolato intervento di riequilibrio dell’eco sistema territoriale, che dovrà prevedere la riduzione delle portata dei fiume a monte delle stesse, e la riqualificazione forestale delle aree collinari.

Riduzione che potrà essere ottenuta mediante la costruzione di aree di esondazione e di casse di laminazione, restituendo in tal modo al fiume quelle aree che la edificazione e speculazione edilizia ha loro sottratte.

Si tratta di interventi che hanno costi finanziari elevati, ma che sono comunque inferiori ai danni che ogni anno le nostre comunità subiscono da frane ed esondazioni.

Sono scelte che non possono essere più rinviate senza mettere ulteriormente a rischio la sicurezza delle persone, e che in tempi di crisi finanziaria del sistema pubblico, impongono cambiamenti radicali nella programmazione delle opere pubbliche, e quindi il rinvio a tempi futuri di quelle opere faraoniche che non sono più indispensabili alla comunità provinciale, per finanziare invece quel che serve per la difesa del nostro territorio e della nostra gente.


Alessandria, 22 marzo 2011

(Sinistra Ecologia Libertà-Alessandria)

venerdì 4 marzo 2011

I tabù del centrosinistra alessandrino

di Filippo Boatti


Mi sembra di capire che ad Alessandria non si voglia seriamente parlare di raccolta differenziata porta a porta e di ZTL (cioè quei due provvedimenti giusti e all'onor del mondo della precedente giunta di centrosinistra che l'attuale amministrazione di centrodestra ha smantellato senza logica e senza ritegno). E anche di altre questioni importanti ma per ragioni di buona economia mentale mi soffermo su queste due. Nel centrosinistra alessandrino è sceso il tabù su alcuni argomenti, una specie di maledizione del faraone. Non solo non devi parlare di queste faccende (porta a porta e ZTL), ma non devi nemmeno nominare chi le ha messe in atto (bene o male è un altro discorso ma si può fare laicamente senza paure ancestrali). Indice del fatto che il nocciolo duro del PD alessandrino è ancora profondamente (e tristemente) stalinista: quando uno della “cerchia ristretta” cade in disgrazia (anche per sua colpa, non ne dubito) viene cancellato dalle foto come il compagno Trozki. La risposta standard che ti danno alcuni amici nel centrosinistra è che le elezioni così le abbiamo perse: col porta a porta e con la ZTL. Ma noi non possiamo presentarci agli elettori con un programma uguale a quello di Fabbio, abbiate pazienza, o solo con qualche lieve differenza. Un centrosinistra uguale al centrodestra solo un po' più educato (e maledettamente farraginoso e burocratico, distante dai cittadini, con un'idea elitaria e non partecipativa della politica). Dobbiamo, per rivolgerci agli alessandrini, proporre un programma alternativo a quello di Fabbio e del centrodestra, altrimenti non si capisce a cosa serve l'alternanza democratica, se non a proporre ipotesi di governo cittadino alternative fra di loro, in modo che agli alessandrini sia consentita una vera possibilità di scelta. Sento dire che così si perde. Invece proponendo le stesse cose di Fabbio, si vince? Molto più probabile che fra l'originale e la copia, gli elettori a buon diritto scelgano l'originale.
Invece di spaventarci delle nostre stesse idee, che poi estreme non sono visto che anche a Novara, amministrazione leghista sotto l'ala di Cota, sono traquillamente ed efficacemente messe in pratica, sarebbe bene avviare per tempo una riflessione su ciò che non ha funzionato nella loro applicazione qui a livello locale. E' stata sbagliata certamente la tempistica, con una ZTL troppo a lungo rinviata e messa in atto solo all'ultimo momento.
Ed è stato sbagliato non credere fino in fondo nella raccolta differenziata porta a porta come vero e proprio salto di civiltà del tessuto civico. Smantellata dal centrodestra per furore ideologico e con l'ombra di determinate lobby economiche per cui i rifiuti da bruciare sono un business e non l'ultimo anello di una catena che prevede il risparmio, il riuso, il riciclo come fasi preliminari e decisive.
Quindi questi e non altri sono gli errori: la tempistica, la mancata convinzione. E poi la superficialità con cui si è consumato il rapporto coi cittadini. Certo che non si può dire agli elettori che sono loro che non capiscono, ovvio, ma ripeto, parlare del passato recente non vuol dire salvarlo in modo acritico ma analizzarlo laicamente. Brutta situazione quando invece si arriva alla rimozione freudiana, come se non parlando del recente passato lo si potesse esorcizzare. Non si può rinunciare a elaborare idee nuove e avanzate (è questo il compito della sinistra) anche se al principio possono apparire strane e inapplicabili ai più. Ai cittadini bisogna proporre un programma di città sostenibile, di sinistra e assieme civico e in grado di rivolgersi a tutti, ma in tutto alternativo a quello di Fabbio. E non calandolo dall'alto ma partendo da idee forti, per discuterle ed elaborarle assieme ai cittadini, con assemblee pubbliche e consultazioni, e con tutti i meccanismi partecipativi che ci possono venire in mente.
Certo c'è la grave questione dell'immane debito del Comune. Non si possono promettere mari e monti. D'accordo. Bisognerà partire con piccole cose. Giusto. Ma allora diciamo che si possono concordare degli step, graduali, di buone pratiche amministrative che portino all'obiettivo finale, senza perdere di vista la necessità di buona amministrazione e di risanamento di bilancio. E lo si può fare con trasparenza a assieme ai cittadini, se lo si vuole.
Non si tratta di riproporre un programma che ha portato alla sconfitta: si tratta di dire che non è vero che è il programma che ha portato alla sconfitta ma la sua poco entuasiasta messa in atto, fra mille freni e mille paure. Di riproporre una visione progettuale per questa città che in realtà è l'unica possibile: una città sostenibile e a misura di donna, di uomo, di bambino. Le trasformazioni profonde hanno bisogno di grande impegno e di partecipazione. Con la scomparsa dei cassonetti dalle strade si era raggiunto un livello di civiltà che prima ad Alessandria non c'era. Una città più pulita, bella e decorosa, più attenta all'ambiente e al bene di tutti. Si è voluto tornare indietro, si tratta di una regressione a un livello di civiltà inferiore e non di una scelta amministrativa come un'altra, e in quanto tale e senza ambiguità andava e va denunciata. Se le cose continuano così, bisognerà lavorare a un centrosinistra serio e alternativo, con chi ci sta.

lunedì 28 febbraio 2011

Il comizio indecente di Berlusconi contro la scuola pubblica

Cosa c'è di vero nelle affermazioni di Silvio Berlusconi circa l'efficienza della scuola privata? Niente. Da ormai 30 anni vige il paradigma: tutto quello che è pubblico è cattivo, tutto quello che è privato rappresenta l'eccellenza.

Ma in fatto di scuole l'OCSE non la pensa così: un suo studio del 2009 mostra chiaramente come la scuola pubblica italiana sia molto meglio della privata (in media). Proviamo a riassumere: la scuola italiana non è posizionata bene a livello mondiale, ma se dal computo si toglie la scuola privata, la scuola italiana guadagna parecchie posizioni.

O, detto in altri termini, in Italia la scuola pubblica prepara meglio di quella privata, questo a detta di un organismo internazionale e neutro. All'estero, invece, mediamente sono le scuole private ad essere meglio delle pubbliche.

Senza voler scendere nel dettaglio delle cifre, appare interessante fare questa considerazione: dallo studio OCSE, condotto nel 2009, emerge che gli studenti italiani, per le competenze in Lettura, passano dal 36° al 30° posto, nonostante il numero di nazioni partecipanti alla ricerca sia aumentato da 57 a 65, con un punteggio di 486 (media OCSE 493).

Ma se andiamo a guardare i dati della scuola privata, si scopre che i quindicenni delle private hanno un punteggio di 403 in lettura, che li posiziona tra i coetanei montenegrini e quelli tunisini. [a proposito segnaliamo il link: http://crisis.blogosfere.it/2010/12/scuole-private-istruzione-da-terzo-mondo-parola-di-ocse.html]

La cosa sconvolgente è che questo governo non intende migliorare la scuola privata (ad esempio controllando la preparazione dei docenti, delle commissioni di esami, dei programmi svolti, etc.), ma lo fa su due piani diversi: 1) dando più soldi ai privati (in ispecie quelli legati alla Chiesa); 2) sottraendo risorse alla scuola pubblica, così che si generi nelle persone la falsa convinzione che i privati siano meglio.

In effetti l'offerta delle scuole private risponde sempre più spesso ad un bisogno delle famiglie che lavorano, permettendo loro di gestire orari in modo molto più elastico, e seguendo spesso i figli cono orari prolungati, cosa che è stata drasticamente ridotta proprio con la riforma Gelmini nelle scuole pubbliche.

E poiché, come accade dal '94 ad oggi, la politica è sempre più marketing che contenuti, fatta l'opportuna campagna pubblicitaria, c'è il rischio che i cittadini in buona fede ci caschino. Lo stesso schema si sta ripetendo sulla sanità, sull'acqua pubblica, sui servizi in genere, sugli ammortizzatori sociali, etc. Certo sarebbe inutile rivolgere a Berlusconi un appello alla responsabilità verso la scuola pubblica e verso la Res Publica in generale, essendo sempre interessato solo ad una cosa pubblica “ad personam”, utile come ulteriore rafforzamento delle proprietà personali, come mostrano molto chiaramente i recenti bilanci di Mediaset e della Rai (in grande utile il primo, in perdita il secondo).

E' invece utile per spronare il centrosinistra: sarebbe ora che l'opposizione, tutta, senza se e senza ma, esercitasse con meno timidezza il proprio ruolo.


Claudio Andreano - Sinistra Ecologia Libertà Ovada
Filippo Boatti - Sinistra Ecologia Libertà Alessandria