mercoledì 30 marzo 2011

IL PONTE MEIER UNO SPRECO CHE NON RISOLVE NIENTE

Due i periodi dell’anno di intense piogge e conseguenti piene di fiumi e torrenti: l’autunno e l’inizio primavera. E puntualmente tali eventi provocano esondazione e smottamenti più o meno gravi. La grande esondazione, quale quella che ha colpito il Piemonte ed in particolare Alessandria nel 1994 o quella del casalese del 2000 sono eventi che si producono statisticamente con tempi di ritorno da 50 a 200 anni. Ma ogni anno assistiamo, a fronte di piene dei fiumi che definiremmo normali, a esondazioni circoscritte che causano però gravi danni ai beni delle popolazioni colpite. Ed anche quest’anno le piogge di marzo hanno determinato un aumento della portata del Tanaro che ha avuto un picco ad Alessandria nella notte del 16: picco comunque assai distante da valori preoccupanti. Ciò non ostante il fiume è esondato in quelli che definirei “i soliti punti”: in riva sinistra immediatamente a monte del ponte della ferrovia, all’Osterietta e alla confluenza con il Bormida in zona Pietramarazzi. Due considerazioni in merito. La prima: gli argini costruiti a seguito della tragica esondazione del '94 non riescono a contenere portate sensibilmente inferiori alla metà di quella determinatasi nel tragico evento ricordato. La seconda considerazione: eventi pluviali più intensi e duraturi potrebbero causare situazioni pericolosamente simili a quella dell’esondazione del ’94. Come allora l’acqua infatti è esondata già a monte del ponte della Ferrovia a comprova dell’inutilità dell'abbattimento del ponte Cittadella. La realizzazione del ponte Meier nella situazione attuale si configura come uno spreco di risorse pubbliche, in una situazione di forte indebitamento delle casse comunali, che non risolve i problemi. Risorse che andrebbero invece indirizzate nelle sole opere utili necessarie: le esondazioni e relativi danni possono essere evitate con appropriati interventi dal punto di vista idraulico, strutturale e manutentivo. Si consideri il caso del Tanaro nella zona di Alessandria ove gli argini hanno denunciato frequentissimi cedimenti e i canali e rii secondari si sono mostrati non correttamente incanalati. Gli interventi realizzati con i fondi erogati a seguito dell’alluvione del 94 (centinaia di milioni di euro) si sono di mostrati a dir poco inefficaci: si dovrà nuovamente intervenire con grave sperpero di danaro pubblico.
Per quanto riguarda i provvedimenti atti a mettere in sicurezza i centri abitatinel caso delle grandi piene essi non possono che consistere nella riduzione delle portata dei fiume a monte delle stesse.
Riduzione ottenuta mediante la costruzione di aree di esondazione e di casse di laminazione  restituendo in tal modo al fiume aree che da altre parti l’edificare scriteriato teso alla speculazione ha loro sottratte.


Claudio Lombardi - Sinistra Ecologia Libertà Alessandria

mercoledì 23 marzo 2011

Dissesto idrogeologico: diventeremo una palude?

di Claudio Lombardi, Domenico Priora

L’ipotesi che nel futuro si dovesse vivere in una terra in cui in inverno ci fosse sempre la nebbia, in autunno e in primavera piogge torrenziali che causassero frane ed esondazioni e che in estate si fosse perseguitati dalle zanzare, sembrava una prospettiva provocatoria. Tale ipotesi rischia invece di essere ,alla luce degli ultimi eventi, quasi una certezza.

In questi giorni e per l’ennesima volta in pochi anni abbiamo visto come cambia quel mondo quieto in cui siamo vissuti senza problemi per tanti anni. Pochi giorni di pioggia intensa sono sufficienti a creare situazioni di grave pericolo per le comunità.

Appena torna la pioggia, l’acqua comincia a salire e in molti paesi della ricca pianura alessandrina, quelli che fino a pochi anni fa erano torrenti innocui, rigagnoli senza pretese, in grado di ingrossarsi fino ad allagare qualche campo, talvolta, ma senza gravi conseguenze per le cose e per le persone, oggi sono cambiati e come dicono i tecnici “esondano”, aggrediscono le case i campi e le strade. I piccoli corsi d’acqua diventano un’onda che distrugge quello che incontra.

Non va certamente meglio su quelle colline del Monferrato, che fino a qualche anno fa erano il giardino del Piemonte, oggi le frane sono talmente grandi che sono visibili a distanza di chilometri, l’abbandono della terra coltivata e del sistema di gestione dei fossi e dei pozzi, per secoli curato dai contadini, consente all’acqua di penetrare rapidamente nel terreno e di provocare quelle frane che sono sotto gli occhi di tutti .In questi giorni la rete viaria di tutto il territorio collinare è nuovamente interrotta dalle frane in molti punti.

Ma le piogge primaverili di quest’anno non hanno interessato solo la rete idrografica minore, le precipitazioni di marzo hanno determinato un aumento della portata del Tanaro che ha avuto un picco ad Alessandria nella notte del 16: picco comunque assai distante da valori preoccupanti. Ciò non ostante il fiume è esondato nei i soliti punti”: in riva sinistra immediatamente a monte del ponte della ferrovia,all’Osterietta e alla confluenza con il Bormida in zona Pietramarazzi. Due considerazioni in merito. La prima: gli argini costruiti a seguito della tragica esondazione del ’94 non riescono a contenere portate sensibilmente inferiori alla metà di quella determinatasi nel tragico evento ricordato. La seconda considerazione: eventi pluviali più intensi e duraturi potrebbero causare situazioni pericolosamente simili a quella dell’esondazione del ’94. Come allora l’acqua infatti è esondata già a monte del ponte della Ferrovia a comprova dell’inutilità dell’abbattimento del ponte Cittadella. Le esondazioni e relativi danni possono essere evitati con appropriati interventi dal punto di vista idraulico, strutturale e manutentivo. Non è questo il caso del Tanaro nella zona di Alessandria ove gli argini denunciano frequentissimi cedimenti e i canali e rii secondari si sono mostrati non correttamente incanalati .Gli interventi realizzati con i fondi erogati a seguito. dell’alluvione del 94 (centinaia di milioni di euro) si sono mostrati a dir poco inefficaci ed è probabile che: dovranno essere rifatti con grave sperpero di danaro pubblico..

A questi punto, la considerazione pur ovvia è che ormai non c’è più bisogno di eventi eccezionali per produrre effetti deleteri, siamo arrivati ad una rassegnata normalità di un territorio e di una comunità costretti a subire fenomeni naturali appena al di sopra dell’ordinario.

Una pur sommaria valutazione del periodo che va dalla prima drammatica alluvione del 94 a quella pur ridotta dei giorni appena passati, porta però qualunque osservatore alla amara considerazione che il sistema politico amministrativo non sa, o non vuole affrontare la mutata condizione ambientale ed idrogeologica.

Oggi però alla luce della frequenza e dell’estensione delle inondazioni, le scelte della politica di non affrontare, con progetti che prospettino una vera gestione del territorio, comportano ormai una tassa non scritta, quasi un pizzo da pagare di continuo a un modello economico ormai incompatibile con il futuro del mondo locale.

La fine della sudditanza delle scelte pubbliche al modello di sviluppo fondato su grandi opere legate alla logistica diventerà non una scelta ideologica ma una necessità economica ed ambientale e se la nostra comunità vorrà continuare ad abitare questo territorio, dovrà chiedere alla classe politica che lo amministra, scelte radicalmente nuove che vedano gli investimenti destinati a realizzare i progetti capaci di mettere in sicurezza i centri abitati nei casi delle piene straordinarie e non.

La sicurezza delle città e dei paesi dovrà passare attraverso un complesso ed articolato intervento di riequilibrio dell’eco sistema territoriale, che dovrà prevedere la riduzione delle portata dei fiume a monte delle stesse, e la riqualificazione forestale delle aree collinari.

Riduzione che potrà essere ottenuta mediante la costruzione di aree di esondazione e di casse di laminazione, restituendo in tal modo al fiume quelle aree che la edificazione e speculazione edilizia ha loro sottratte.

Si tratta di interventi che hanno costi finanziari elevati, ma che sono comunque inferiori ai danni che ogni anno le nostre comunità subiscono da frane ed esondazioni.

Sono scelte che non possono essere più rinviate senza mettere ulteriormente a rischio la sicurezza delle persone, e che in tempi di crisi finanziaria del sistema pubblico, impongono cambiamenti radicali nella programmazione delle opere pubbliche, e quindi il rinvio a tempi futuri di quelle opere faraoniche che non sono più indispensabili alla comunità provinciale, per finanziare invece quel che serve per la difesa del nostro territorio e della nostra gente.


Alessandria, 22 marzo 2011

(Sinistra Ecologia Libertà-Alessandria)

venerdì 4 marzo 2011

I tabù del centrosinistra alessandrino

di Filippo Boatti


Mi sembra di capire che ad Alessandria non si voglia seriamente parlare di raccolta differenziata porta a porta e di ZTL (cioè quei due provvedimenti giusti e all'onor del mondo della precedente giunta di centrosinistra che l'attuale amministrazione di centrodestra ha smantellato senza logica e senza ritegno). E anche di altre questioni importanti ma per ragioni di buona economia mentale mi soffermo su queste due. Nel centrosinistra alessandrino è sceso il tabù su alcuni argomenti, una specie di maledizione del faraone. Non solo non devi parlare di queste faccende (porta a porta e ZTL), ma non devi nemmeno nominare chi le ha messe in atto (bene o male è un altro discorso ma si può fare laicamente senza paure ancestrali). Indice del fatto che il nocciolo duro del PD alessandrino è ancora profondamente (e tristemente) stalinista: quando uno della “cerchia ristretta” cade in disgrazia (anche per sua colpa, non ne dubito) viene cancellato dalle foto come il compagno Trozki. La risposta standard che ti danno alcuni amici nel centrosinistra è che le elezioni così le abbiamo perse: col porta a porta e con la ZTL. Ma noi non possiamo presentarci agli elettori con un programma uguale a quello di Fabbio, abbiate pazienza, o solo con qualche lieve differenza. Un centrosinistra uguale al centrodestra solo un po' più educato (e maledettamente farraginoso e burocratico, distante dai cittadini, con un'idea elitaria e non partecipativa della politica). Dobbiamo, per rivolgerci agli alessandrini, proporre un programma alternativo a quello di Fabbio e del centrodestra, altrimenti non si capisce a cosa serve l'alternanza democratica, se non a proporre ipotesi di governo cittadino alternative fra di loro, in modo che agli alessandrini sia consentita una vera possibilità di scelta. Sento dire che così si perde. Invece proponendo le stesse cose di Fabbio, si vince? Molto più probabile che fra l'originale e la copia, gli elettori a buon diritto scelgano l'originale.
Invece di spaventarci delle nostre stesse idee, che poi estreme non sono visto che anche a Novara, amministrazione leghista sotto l'ala di Cota, sono traquillamente ed efficacemente messe in pratica, sarebbe bene avviare per tempo una riflessione su ciò che non ha funzionato nella loro applicazione qui a livello locale. E' stata sbagliata certamente la tempistica, con una ZTL troppo a lungo rinviata e messa in atto solo all'ultimo momento.
Ed è stato sbagliato non credere fino in fondo nella raccolta differenziata porta a porta come vero e proprio salto di civiltà del tessuto civico. Smantellata dal centrodestra per furore ideologico e con l'ombra di determinate lobby economiche per cui i rifiuti da bruciare sono un business e non l'ultimo anello di una catena che prevede il risparmio, il riuso, il riciclo come fasi preliminari e decisive.
Quindi questi e non altri sono gli errori: la tempistica, la mancata convinzione. E poi la superficialità con cui si è consumato il rapporto coi cittadini. Certo che non si può dire agli elettori che sono loro che non capiscono, ovvio, ma ripeto, parlare del passato recente non vuol dire salvarlo in modo acritico ma analizzarlo laicamente. Brutta situazione quando invece si arriva alla rimozione freudiana, come se non parlando del recente passato lo si potesse esorcizzare. Non si può rinunciare a elaborare idee nuove e avanzate (è questo il compito della sinistra) anche se al principio possono apparire strane e inapplicabili ai più. Ai cittadini bisogna proporre un programma di città sostenibile, di sinistra e assieme civico e in grado di rivolgersi a tutti, ma in tutto alternativo a quello di Fabbio. E non calandolo dall'alto ma partendo da idee forti, per discuterle ed elaborarle assieme ai cittadini, con assemblee pubbliche e consultazioni, e con tutti i meccanismi partecipativi che ci possono venire in mente.
Certo c'è la grave questione dell'immane debito del Comune. Non si possono promettere mari e monti. D'accordo. Bisognerà partire con piccole cose. Giusto. Ma allora diciamo che si possono concordare degli step, graduali, di buone pratiche amministrative che portino all'obiettivo finale, senza perdere di vista la necessità di buona amministrazione e di risanamento di bilancio. E lo si può fare con trasparenza a assieme ai cittadini, se lo si vuole.
Non si tratta di riproporre un programma che ha portato alla sconfitta: si tratta di dire che non è vero che è il programma che ha portato alla sconfitta ma la sua poco entuasiasta messa in atto, fra mille freni e mille paure. Di riproporre una visione progettuale per questa città che in realtà è l'unica possibile: una città sostenibile e a misura di donna, di uomo, di bambino. Le trasformazioni profonde hanno bisogno di grande impegno e di partecipazione. Con la scomparsa dei cassonetti dalle strade si era raggiunto un livello di civiltà che prima ad Alessandria non c'era. Una città più pulita, bella e decorosa, più attenta all'ambiente e al bene di tutti. Si è voluto tornare indietro, si tratta di una regressione a un livello di civiltà inferiore e non di una scelta amministrativa come un'altra, e in quanto tale e senza ambiguità andava e va denunciata. Se le cose continuano così, bisognerà lavorare a un centrosinistra serio e alternativo, con chi ci sta.