giovedì 7 aprile 2011

UNIVERSITA’: ALESSANDRIA SOTTO SCACCO - LE PROPOSTE DI SEL

Non siamo sorpresi dall’andamento della Conferenza di Vercelli. E dalle cose che lì sono state dette. Meglio una realtà cruda, ma trasparente che le dispute più o meno nascoste dello scorso anno sul discusso trasferimento a Novara di Giurisprudenza. Alla fine sventato con una disputa interna al senato accademico, che non ha coinvolto le istituzioni alessandrine e non è bastato a mettere in allarme gli amministratori locali.

Questa città e questa provincia da anni sottovalutano la potenzialità e l’importanza strategica di avere sul proprio territorio una sede universitaria riconosciuta ed autonoma.

Sottovalutazione, disinteresse, mancata valorizzazione e colpevole ritardo strategico e culturale che hanno riguardato e riguardano sia le forze politiche e le amministrazioni che il mondo economico e finanziario. E sono la causa prima della stagnazione e dell’attuale declino economico e sociale di Alessandria. Diversamente da altre realtà più lungimiranti che hanno puntato sull’Università come leva per lo sviluppo e sono diventate vere “città universitarie”. Pensiamo alla trasformazione rapida e positiva di città come Trento, ma anche, nel sud, come Teramo.

Novara per iniziativa congiunta delle amministrazioni - Comune e Provincia - e della locale Fondazione (Cariplo) negli ultimi anni si è mossa con decisione in questa direzione collaborando attivamente con l’Università e finanziando i corsi della propria sede.

E così Alessandria - la città che per prima ha progettato, proposto e rivendicato l’insediamento della seconda Università del Piemonte - finisce sotto accusa per le divisioni fra le amministrazioni (Comune e Provincia), che hanno influito sui tempi della definizione dell’Accordo di Programma, e nel Comune di Alessandria (tra sindaco e assessore al bilancio). Così come per le lungaggini e i ritardi sulla soluzione da dare ai problemi edilizi e le scarse risorse investite a sostegno della ricerca e della didattica.
La Fondazione della Cassa di Risparmio, ad esempio, prima dell’impegno sul nuovo Accordo di Programma, non ha mai finanziato l’Università del Piemonte Orientale, ma solo il Politecnico. Sottovalutando le tradizionali e già conosciute tendenze Torinocentriche del Piemonte.

Uno dei punti deboli della sede di Alessandria è, notoriamente, la carenza di studenti provenienti da fuori provincia, ma non si è fatto nulla per rivendicare all’Ente per il diritto allo studio (Edisu), alla Regione e all’Ateneo la realizzazione di una residenza universitaria, di una mensa fruibile, di una foresteria per i professori. Mentre ad Alessandria il Comune promette genericamente l’uso della caserma Valfrè e da anni non è capace di risolvere il contenzioso con l’Avogadro sull’ex ospedale militare, mentre la promessa della Provincia di mettere a disposizione l’ex caserma dei carabinieri di Via Cavour alle facoltà di Scienze Politiche e Giurisprudenza non si è ancora concretizzata, a Novara è in costruzione il secondo lotto del campus universitario (ex caserma Perrone), dove sono previste anche nuove aule e una palestra.

Persino Vercelli ha elaborato più in fretta di Alessandria la decisione, sicuramente improvvida e sbagliata, ma ormai assunta, del rettore di Torino, di chiudere la locale sede del Politecnico e ne sta dirottando i locali all’utilizzo del Rettorato dell’Avogadro.

Il colpevole errore degli amministratori alessandrini è stato quello di considerare l’Università alla stregua di altre questioni, non capendone l’importanza e la strategicità per lo sviluppo futuro della città e del territorio. Facendo dipendere, ad esempio, un aspetto importante dell’insediamento e dello sviluppo dell’Ateneo, come la residenza studentesca, dalla soluzione speculativa da ricercare per il supermercato Esselunga. Come fosse un problema dell’Università.

Adesso occorre ammettere gli errori compiuti, prendere atto dei gravi ritardi accumulati, operare una vera e radicale svolta e definire un nuovo progetto. Senza inutili recriminazioni.
La discussione e l’approvazione in tempi rapidi, nei rispettivi Consigli, da parte di Comune, Provincia e Fondazione Cra dell’Accordo di Programma, con lo stanziamento di 250 mila euro per ogni ente, può essere utile per sancire la svolta. E nel contempo impegnarsi a risolvere rapidamente gli aspetti da troppo tempo legati alla disponibilità degli immobili.

Per quanto riguarda la Fondazione Cra sarebbe, poi, auspicabile programmare un contributo maggiore, pari ad almeno 1/100 delle proprie disponibilità finanziarie, portando il finanziamento a 500 mila euro. D'altronde quale finalità più congrua e in linea con le proprie finalità statutarie per una Fondazione che sostenere la ricerca dell’Università del proprio territorio.

Con queste nuove e concrete disponibilità si può e deve pretendere dalla Regione e dai responsabili dell’Ateneo scelte e decisioni a favore delle tre sedi e non del solo polo novarese.
Non lasciando più solo i presidi di Alessandria, come è recentemente accaduto, a contrastare e a rispondere alle dichiarazioni non solo sbagliate del presidente Cota, ma palesemente punitive per la sede di Alessandria.

Per fortuna il futuro della Tripolare non lo decide il vice sindaco di Novara. Uno squilibrio su un unico polo non sancirebbe, poi, l’Università in un solo polo: quello di Novara. Chi lo pensa e lo sostiene si illude, ma decreterebbe la fine dell’esperienza della seconda università del Piemonte.
Da questo punto di vista la sollecitazione del rettore alla definizione di un “luogo” di incontro degli enti locali delle tre realtà, con le rispettive Fondazioni, si muove nella giusta direzione e non va lasciato cadere. La Tripolare, questo “aggregato territoriale”, deve essere considerato interessante da parte di tutti nella consapevolezza che o c’è un vantaggio comune o non c’è vantaggio per nessuno. La duplicazione delle facoltà nelle sedi dove vi è una richiesta oggettiva e, per la sede di Alessandria, l’istituzione di un corso di economia aziendale rappresenta, nel breve periodo, la soluzione più utile e logica.
Un nuovo impegno deve anche riguardare le facoltà e i corsi di laurea della sede di Alessandria. La minore attrazione nei confronti dei diplomati della provincia - il 30/35% - denunciata dal rettore deve tradursi in una più impegnata e diretta promozione dell’Ateneo nei confronti dei studenti delle scuole superiori. E’ un compito di promozione che va ripreso e portato avanti con il coinvolgimento convinto, in primo luogo, dei docenti dell’Ateneo. Anche per adattate l’offerta formativa alle necessità e alle mutate prospettive del lavoro e dell’impiego. Per un piccolo ateneo la riduzione degli iscritti porta, per effetto dei tagli e della riforma, a conseguenze più pesanti rispetto alle università maggiori. In questo ambito, se Giurisprudenza fa registrare un positivo aumento del 15% delle iscrizioni, preoccupa la situazione di Scienze MFN dove si registra la grave chiusura del corso di matematica. Ci chiediamo se è stato fatto tutto per evitarlo!

Dopo la cessazione della didattica nella sede del Politecnico come è possibile che facoltà scientifiche come chimica, fisica, biologia, scienze ambientali non suscitino interesse e sostegno da parte delle Associazioni imprenditoriali ed economiche della provincia?
Cosa aspetta, ad esempio, il rinnovato Consorzio per la “cultura scientifica e tecnologica” a muoversi in questa direzione, accorgendosi della presenza di una facoltà scientifica con una nuova e moderna sede, oltretutto, dotata di aggiornati laboratori indispensabili per la ricerca?

Sinistra, Ecologia e Libertà di Alessandria.

Alessandria, giovedì 7 aprile 2011

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