martedì 22 febbraio 2011

Università: Alessandria non deve essere penalizzata - di Renzo Penna


Il 4 aprile al Teatro Civico di Vercelli è prevista la cerimonia che inaugura il nuovo anno accademico dell’Università del Piemonte Orientale. Un appuntamento delicato e per molti versi decisivo per le prospettive della Tripolare nel quale i responsabili dell’ateneo dovranno fare i conti con la drastica riduzione delle risorse decisa dal governo e i cambiamenti introdotti dalla riforma Gelmini. Mentre i primi causeranno il taglio o il ridimensionamento dei corsi, i secondi porteranno, nella didattica, al graduale superamento delle attuali Facoltà e alla definizione dei Corsi di laurea da parte dei Dipartimenti.
Gli enti locali alessandrini - Comune capoluogo e Provincia - che nell’occasione saranno chiamati ad esprimere i propri intendimenti e a dimostrare concretamente propositi e volontà sul futuro dell’Università, come si stanno preparando all’incontro? E il mondo dell’economia e delle imprese, che aveva scelto con il Consorzio il sostegno del Politecnico, come sta reagendo al grave ridimensionamento della sede alessandrina del Poli deciso dal Rettore di Torino? Adesso che per l’Amedeo Avogadro il tempo delle decisioni e delle scelte nelle tre sedi non è più rinviabile le Associazioni delle imprese e la Camera di Commercio sono interessate e pronte, insieme alle amministrazioni locali, ad indicare ai responsabili dell’Università le necessità del territorio, la formazione più utile e le professionalità maggiormente capaci di garantire l’occupazione dei laureati e favorire uno sviluppo qualitativo dell’area?
L’impressione è che il mondo politico-amministrativo ed economico della provincia di Alessandria stia giungendo con affanno all’appuntamento di Vercelli. Avendo accumulato sottovalutazioni, ritardi ed incertezze sulle scelte da compiere e gli strumenti da adottare per supportare con convinzione l’Università del Piemonte Orientale. La cui costituzione ha rappresentato per l’alessandrino uno degli avvenimenti potenzialmente più importanti degli ultimi decenni.
L’intraprendenza di Novara
Un affanno causato dall’intraprendenza della città di Novara, interessata a far crescere il proprio insediamento, impegnata nella realizzazione dei servizi con la costruzione del campus universitario e in grado di istituire borse di studio per favorire la formazione dei propri studenti all’estero.
Un attivismo che ha trovato ascolto nei vertici dell’Ateneo che all’inizio dell’anno ha fatto temere il trasferimento di Giurisprudenza da Alessandria e che ha, comunque, ottenuto l’avvio di un analogo corso triennale. Ma, anche se l’insistente richiesta di Novara per Giurisprudenza è parsa motivata più dalla necessità di contenere l’attrazione degli studenti novaresi verso il vicino ateneo di Milano che procurare un danno alla sede di Alessandria, rappresenta, per come è stata portata avanti, un limite per lo sviluppo dell’Università tripolare. Per ottenere il quale, come sostiene lo stesso Rettore, le tre sedi e i tre territori devono “fare sistema e… lavorare insieme per un solo interesse comune”. [1] Ma se la direzione del Piemonte Orientale ha negli anni provveduto a collegare le sedi e lavorato alla loro non facile integrazione, il rapporto tra le tre città e le rispettive province dell’Ateneo, che si era formato nel sostenere le ragioni dell’autonomia, si è sostanzialmente interrotto. E questo rappresenta un punto di debolezza per la Tripolare se è vero quanto ebbe a sostenere il professor Antonio Ruberti, uno dei maggiori sostenitori dell’Università: “… è l’aggregato che deve essere considerato  nella cultura locale come parte di sé, nella consapevolezza che o c’è un vantaggio comune o non c’è vantaggio per nessuno”. Per questo sarebbe adesso interesse della sede di Alessandria sviluppare l’integrazione con le altre realtà e, specie dopo la decisione del Politecnico, sostenere e specializzare i corsi di laurea della Facoltà di Scienze Mfn e soprattutto istituire, in raccordo con Novara, un Corso di economia del quale faccia parte anche quello già avviato, in maniera autonoma, a Casale. Evitando finisca altrove!
Un anno e qualche mese fa, prendendo atto che Alessandria non era ancora diventata una città universitaria  e l’Ateneo continuava a vivere come un corpo separato dal contesto urbano e dai suoi abitanti - con gravi limiti nella mancanza di strutture di servizio e di accoglienza, sia degli studenti fuori provincia che degli studenti stranieri - mi ero permesso di sottolineare la necessità e l’urgenza di elaborare un nuovo progetto per il futuro sviluppo dell’Avogadro, del quale fossero protagoniste, insieme alle Amministrazioni locali, le forze politiche, sociali ed economiche della provincia. 
Ne era scaturito un franco e pubblico confronto con il Rettore e i Presidi delle tre facoltà alessandrine con lo scambio di reciproche valutazioni, ma senza ulteriori sviluppi.
I giudizi strumentali di Cota
Un limite e una sottovalutazione oggi resa più grave ed evidente dopo le pesanti dichiarazioni del presidente della Regione - il leghista Cota - indirizzate nei confronti dell’Amedeo Avogadro giudicato “un ateneopococompetitivo” e pronunciate in occasione di una recente visita proprio ad Alessandria. Specie per l’imbarazzato silenzio e la mancata reazione, in particolare, dell’Amministrazione della città. Reazione che i presidi delle facoltà alessandrine di Giurisprudenza e di Scienze hanno invece manifestato evidenziando e denunciando come i giudizi di Cota non siano solo sbagliati, ma anche chiaramente: “animati da uno spirito campanilista che vorrebbe spostare il baricentro dell’Università tripolare quasi esclusivamente su Novara”.[2] 
Che l’atteggiamento del presidente della Regione sia disinformato e strumentale è reso evidente dai riconoscimenti che al Piemonte Orientale sono venuti dalle indagini dei Centri di ricerca e dallo stesso Ministero. L’Avogadro nelle graduatorie del Sole 24 ore risulta al primo posto tra le nuove università e al quindicesimo tra i sessanta atenei statali. La Facoltà di Scienze Politiche, ad esempio, si colloca al quarto posto nella classifica del Censis davanti a Università come Pavia, Milano, Firenze, Bologna e Torino. Per quanto riguarda la qualità della ricerca scientifica e la capacità di attrarre fondi privati per questa attività l’Università si trova tra gli atenei migliori, superata soltanto da Venezia e Trento. E poi il profilo dei neo laureati, un aspetto che dovrebbe essere considerato da tutti uno straordinario valore: l’82% riguarda giovani che provengono da famiglie in cui entrambi i genitori non sono laureati.[3] Una percentuale, la più alta tra gli Atenei italiani, che risulta di cruciale importanza per le nuove opportunità di lavoro che offre e la mobilità sociale che garantisce, non solo alle famiglie, ma all’intero territorio interessato. 
I rischi di un ridimensionamento della sede universitaria di Alessandria a favore di quella di Novara, del tutto evidenti ed espliciti nella presa di posizione di Cota, devono adesso indurre le parti che stanno lavorando all’Accordo di Programma con l’Ateneo - Comune, Provincia e fondazione Cassa di Risparmio - ad una sua rapida approvazione. Puntando, attraverso il sostegno finanziario e una nuova offerta formativa, a consolidare e rafforzare la presenza e lo sviluppo dell’Ateneo ad Alessandria e nel territorio provinciale. In un rapporto leale e di reciproco interesse con le altre due realtà, ma mettendo in chiaro, soprattutto con la Regione, che la sede di Alessandria, la città che per prima ha progettato, proposto e rivendicato l’insediamento della seconda Università del Piemonte, non può in alcun modo essere penalizzata.
Credo anche sarebbe utile, al conseguimento di questo obiettivo, una generale maggiore informazione sui contenuti dell’Accordo di Programma rendendo possibile, da parte dei Consigli del Comune e della Provincia, una ampia partecipazione dei cittadini alla sua approvazione. Per recuperare quel sostegno e quel consenso trasversale e diffuso che quattordici anni fa è stato indispensabile per conquistare l’autonomia del Piemonte Orientale.


[1] Il Piccolo del 2 febbraio 2011: “I tagli? Purtroppo ci saranno”.
[2] Il Piccolo del 4 febbraio 2011: “Alessandria non ci sta”.
[3] Indagine del Consorzio Alma Laurea pubblicata dall’Università di Padova nel 2009.

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